Il suo gelato è talmente buono che piace anche alle suore di clausura,ma l’Altissimo perdonerà questo peccato di gola. Ad indurre in tentazione le religiose sono creme e sorbetti prodotti da Elvan Di Blasio, titolare della gelateria “A modo mio”, a Cappelle sul Tavo, dove si gusta un gelato rigorosamente artigianale. “Le amarene che utilizzo per fare il gusto al croccante mi vengono regalate dalle suore di clausura di Tagliacozzo” racconta Elvan, 34 anni, pescarese, ex rappresentante di libri per la scuola.”Una di esse ha conosciuto il mio gelato e lo ha apprezzato. Ogni settimana, il padre, un signore di 70 anni, viene a prenderlo con la borsa frigo e lo porta nel monastero per offrirlo a tutte le suore”. Sono tanti gli appassionati di gelato che si recano a Cappelle sul Tavo da molti luoghi d’Abruzzo per concedersi un momento di trasgressione e di delizia per il palato. Il segreto del successo di Elvan Di Blasio sta tutto nella qualità degli ingredienti e nella preparazione. Artigianale sul serio, non come tanti gelati che vengono spacciati per artigianali, ma che di naturale hanno ben poco, a volte nulla. Molte gelatieri, infatti, utilizzano i semilavorati, polverine a cui si aggiungono pochi ingredienti per avere il prodotto finito cioè montagne di gelato che strizzano l’occhio da banconi interminabili ma che, una volta assaporati, sembrano tutti uguali. La cultura del gelato, della vera preparazione artigianale, è patrimonio di pochi. Tra questi estimatori figura anche Elvan, grazie a una grande passione unita a un’ottima formazione professionale.
Sentirlo parlare di gelato è un piacere. La sua è un’alchimia di ingredienti tutti rigorosamente naturali, e guai a chi si improvvisa del mestiere. Perché fare il gelato vuol dire studiare, aggiornarsi, confrontarsi e poi liberare la creatività per creare gusti nuovi scegliendo materie prime di qualità. “Parto sempre dal latte, che deve avere il 3.6% di grassi e che è importantissimo per la struttura finale del gelato” spiega. “Me lo consegna ogni mattina un’azienda agricola, la Di Memmo di Moscufo, che lo munge quotidianamente da cinque tipi di mucche e lo pastorizza. Latte non industriale per fare un prodotto veramente artigianale, latte che dà un sapore unico al gelato. Altro ingrediente fondamentale è la panna, poi lo zucchero liquido che pastorizzo da solo e l’aria. Così ottengo il fiordilatte che è la base per tutti gli altri gusti. Per il gusto alla nocciola, acquisto le nocciole dal Consorzio Cuneese e Astigiano di cui faccio parte, i pistacchi arrivano dalla Sicilia, i tondini sono abruzzesi, il cioccolato é il Domori e così via. Da me non passano più i rappresentanti di semilavorati perché sanno che non compro”.
Una trentina i gusti proposti in gelateria, dai sorbetti a base di frutta fresca alle creme classiche, alle novità che Elvan crea occasionalmente e propone, come il gelato al Pan dell’Orso, quello al pecorino, all’olio extravergine di oliva, al salmone, alle fave, alle carote e persino alle cipolle. La sua creatività non conosce confini, ma rispetta le formule e gli insegnamenti appresi nei corsi che segue ogni anno all’Accademia del Gelato. Perché gli ingredienti vanno bilanciati per ottenere un gelato che sia spatolabile e cremoso. “C’è sempre da imparare, il gelato è in continua evoluzione” precisa. “Ho bisogno di confrontarmi con gli insegnanti e di seguirne i consigli. Poi frequento corsi sui grassi, sull’acqua, sugli zuccheri, sull’aria, sulla limitazione degli sprechi e sul rispetto delle norme igieniche per tutelare i clienti. I bambini soprattutto, per loro il gelato è un sorriso”.
Passione, studio e creatività lo animano, ma dietro al suo talento c’è lo zampino di Niko Romito che lo indirizzò verso il gelato artigianale. “E’ avvenuto tutto per caso sette anni fa” racconta. “Lavoravo come rappresentante di libri per le scuole, ma insieme a mia moglie avevo deciso di aprire un attività per conto mio. Pensavamo ad un bar. Un giorno andammo a mangiare a Rivisondoli, nel ristorante di Niko Romito. Fu lui a consigliarmi dicendomi di andare in una gelateria di Noto per conoscerne i proprietari. Dopo qualche giorno, mi chiamò dicendomi che, se mi interessava, mi aveva inserito nell’Accademia del Gelato. Ho accettato con entusiasmo. Così è iniziata una nuova avventura. La mia è una passione nata per caso ma autentica”.
Oggi Elvan Di Blasio riceve continue richieste per creare nuovi gusti da ristoratori e imprenditori del settore dell’enogastronomia, qualcuno gli ha proposto di portare il suo gelato a Dubai, ma preferisce, per il momento, restare a Cappelle sul Tavo a coltivare la sua passione per il gelato artigianale. “Oggi sono tutti gelatieri, ma la scuola non l’ha frequentata nessuno e molti non conoscono i segreti della preparazione” dice. “Si limitano ad usare le polveri per realizzare tutti i gusti, alcuni aggiungono frutta fresca. Nei tanti corsi che seguo non incontro mai gelatieri pescaresi, e le rare volte che mi capita di scambiarci qualche parola, strabuzzano gli occhi quando faccio domande sulla preparazione, sugli ingredienti, sui quantitativi. Il cliente, invece, sta diventando più consapevole e vuole, sempre di più, un gelato naturale, che non faccia male”. E quando esce dal suo laboratorio, dopo aver provato formule e ingredienti nuovi, Elvan ha ancora voglia di gelato? “Lo mangio tutti i giorni” confessa “Amo, in particolar modo, il cioccolato, a volte ne faccio fuori anche mezzo chilo. Poi ci sono le creme al pistacchio e alla nocciola, che sono davvero speciali, perché faccio una lavorazione a caldo che pochi sanno fare”. E chissà che un giorno, per intercessione delle suore di clausura, non si faccia tentare dal gelato di Elvan anche un cliente molto speciale, successore dell’apostolo Pietro, che dispensa sorrisi e serenità, che sembra avere l’animo di un bambino e che non ci meraviglierebbe veder mangiare un enorme cono gelato.