L’Orso “Stefano”, trovato morto ieri sul Monte Marrone, nel versante molisano del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, recuperato e portato all’università di Teramo e all’Istituto Zooprofilattico per accertarne le cause della morte, “è stato brutalmente assassinato a colpi di fucile da criminali”. Lo afferma l’Ente in una nota. All’esame radiografico, eseguito al dipartimento di Scienze biomediche della Facolta’ di veterinaria dell’università di Teramo, infatti, si è rilevata la presenza di una pallottola che ha raggiunto la testa dell’orso dalla regione sopraorbitale, provocandone, molto verosimilmente, la morte.
Un’altra pallottola ha raggiunto l’omero destro dell’animale, mentre una terza, caricata a pallini, è stata rinvenuta sul corpo dell’animale: una vera e propria esecuzione, che ad una prima ricostruzione fa supporre l’utilizzo di diversi tipi di fucili, quindi l’intervento di diversi bracconieri. Queste le prime risultanze emerse dalle radiografie, che – dice sempre l’Ente Parco – ci restituiscono la brutalità dell’esecuzione di uno dei 60 orsi marsicani che ancora costituiscono la popolazione di questo splendido e rarissimo plantigrado. Un danno enorme, quindi, inferto alla natura, che va anche contro gli interessi delle stesse popolazioni del Parco che chiedono la conservazione rigida di questo animale, che è anche fonte di ricchezza poiche’ induce un flusso turistico di notevole importanza economica. Nei prossimi giorni l’Ente Parco provvederà a sporgere denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia, competente per territorio, perche’ si avviino le indagini per arrivare alla scoperta dei colpevoli. L’Ente Parco si riserva di fornire, nei prossimi giorni, altre importanti evidenze che dovessero manifestarsi dalla necroscopia dell’orso che verrà eseguita presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo.
Non si fa attendere la reazione ambientalista, il Wwf scrive al presidente del Consiglio Enrico Letta: è inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, denuncia il WWF Italia.
“Chiediamo al Presidente del Consiglio Letta di intervenire urgentemente per tutelare un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati. Ricordiamo tutti la morte dell’Orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l’avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi è chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e più fatti concreti. Chiediamo anche che si intervenga per aumentare i controlli sull’allevamento zootecnico sempre più invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l’orso, già pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Così come chiediamo di limitare l’accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle” ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia.
Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause. Ben 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. Senza parlare degli esemplari morti per incidenti stradali. La situazione è quindi gravissima ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione.
Alla conservazione dell’Orso bruno in Italia è dedicato il progetto LIFE europeo “Conservazione dell’Orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”: si tratta di un’iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di Orso bruno delle Alpi e degli Appennini ed a sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali portatori di interesse. Sempre alla tutela dell’Orso in Appennino è dedicato il PATOM, Patto per la Tutela dell’Orso Marsicano.
“Tutte queste importanti iniziative, però, non servono a nulla se continueremo a permettere a coloro che vogliono distruggere gli orsi di agire impunemente”, conclude Dante Caserta.
(La foto dell’orso proviene da una gallery generica del sito del Pnalm che ringraziamo)