Abruzzo uguale regione facile da visitare. Che apre le braccia all’accoglienza. Che vuole accogliere in un modo nuovo. Nasce da questo il disegno di legge regionale per lo sviluppo dell’albergo diffuso presentato dal Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano a Pescara. Un’idea che nella realtà abruzzese ha un esempio noto a livello europeo, Sextantio, il primo, cronologicamente, albergo diffuso nato a Santo Stefano di Sessanio dalla creatività e lungimiranza dell’imprenditore di origini svedesi Daniel Kihlgren, presente alla conferenza stampa che ha ufficializzato il provvedimento.
“L’idea portata avanti a Santo Stefano – ha commentato Pagano illustrando il progetto di legge – è stata vincente, farne dell’Abruzzo un albergo diffuso significa coniugare un’iniziativa economica in una culturale che sia importante e offra spunti di dibattito in Abruzzo. Significa promuovere il turismo con il recupero dei centri storici. Nella nostra regione ci sono tanti centri storici belli, che potrebbero essere recuperati, un passo che assume una valenza altissima, soprattutto in questo momento difficile per i piccoli paesi che combattono contro lo spopolamento. Farlo significa anche rispondere ad una duplice finalità: conservare il patrimonio edilizio esistente e favorire l’arrivo di nuovi flussi turistici con nuove forme di ospitalità”.
Sono 8 gli articoli contenuti nel progetto di legge, illustrato anche dall’assessore regionale al Turismo Mauro Di Dalmazio, dal presidente della Regione Gianni Chiodi. Il testo comincerà ora il suo cammino legislativo per venire applicato in ambito turistico, ma non solo, il progetto intende anche favorire la rinascita occupazionale, soprattutto dentro realtà provate e alle prese con un difficile sviluppo come lo sono le zone interne della regione. “E’ un’idea che offre agli ospiti l’accoglienza di un albergo – ha concluso – favorisce il recupero edilizio nei posti più belli d’Abruzzo e a chi la sposa offre la possibilità di attivare anche forme di occupazione innovativa e rivolta alle giovani generazioni».