Fatta l’ultima salita era subito chiaro dalla coda delle auto parcheggiate che il bivio per Bolognano era ad un passo. Due auto della Polizia, gli agenti a dirigere il traffico, la gente del posto con i gilet fluorescenti e l’etichetta dello staff delle Cantine Zaccagnini davano manforte alle forze dell’ordine a fine pomeriggio, facendo segno a chi voleva svoltare a sinistra, di proseguire più avanti, verso il parcheggio di Cantine Aperte, dove c’erano due efficientissimi minibus a fare da navetta fino alla mete. Una meta ambita: giovani, migliaia, famiglie, amici, buyers italiani e stranieri, degustatori col bicchiere al collo in arrivo da altre cantine, un’umanità ricca e varia ha fatto visita alla 16esima edizione di Pigro 2013 e alla tappa più animata di Cantine Aperte.
Lasciata l’auto, il cammino verso la cantina madre è a piedi. Lungo la strada lastricata dalle viti basse della tenuta, inconfondibili per via dei rosai alla fine di ognuna e della “rampa lupina” che fa da inframezzo tra un filare e l’altro, eccheggiano i
rumori del concerto in corso, immersi nell’odore del fieno tagliato, del grano in crescita, del terreno reso umido
dal clima beffardo di maggio che più che di degustazione sembra quasi di vendemmia.
Di eco in eco si arriva alla cantina. Un viavai composto e costante accompagna l’ultima discesa prima dello scenario principale. Ai lati del percorso sculture arboree, i rami ancora verdi della vite sono intrecciati in tanti cuori al bordo del prato tagliato di fresco. E sotto c’è Marcello Zaccagnini. Il cappello patchwork che lo accompagna da sempre, il sorriso delle grandi occasioni e la goliardia che lo rende un vignaiolo unico, appassionato di natura, arte, musica e bellezza, che fra quelle colline, grazie a lui, sono diventati una serafica tradizione.
“Visto quanta gente? E’ un’edizione fantastica”, dice mentre saluta un gruppo di persone straniere, inglesi, giapponesi, forse buyers o enoviaggiatori. Ad un tratto mentre qualcuno scatta la foto lui si mette a fare l’aeroplanino, ridendo e scherzando con tutti. Sul
palcoscenico allestito sotto il tendone per via della minaccia della pioggia, ci sono Andrea Scanzi e Duccio Pasqua che stanno presentando Marina Rei, è lei l’ospite che chiude Pigro 2013, il concorso dedicato ai giovani talenti e nato come tributo a Ivan Graziani, amico di Zaccagnini. La platea applaude e degusta i vini: c’è il montepulciano, il cerasuolo e il bianco, a scelta, oltre il tendone c’è il belvedere che guarda verso le gole di Popoli e il cielo incerto di uno strano pomeriggio di fine primavera.
I colori sono una costante felice da Zaccagnini. Il verde dei vigneti e del prato, il caleidoscopio delle opere d’arte che nella sua cantina-museo aumentano di anno in anno, appese alle pareti a fare compagnia alle botti dei suoi vini, per ripercorrere tutte le tappe della tradizione di famiglia. Tutto è iniziato da Beuys, da una cittadinanza onoraria che il Comune di Bolognano gli conferì nel 1984, il 13 maggio, dalla storica discussione in “Difesa della natura” sul portato sociale dell’ambiente, che l’artista tedesco pronunciò quello stesso pomeriggio nella cantina di Zaccagnini, aprendo ancora di più una strada fatta di vino, arte e bellezza, che in quel luogo aveva trovato uno dei suoi spazi più innovativi. Di anno in anno Marcello è stato l’ospite sorridente di tante stelle: del cinema, dell’arte, della cultura italiana e straniera e anfitrione di tante iniziative che hanno fatto del suo vin0 un vettore eccezionale di moltissime cose. Come la musica. Un binomio sposato nel 2008 con “Wine will rock you”, insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, per lanciare le band abruzzesi in nome di un progetto, “Quello che facciamo è segreto”. Ad ogni nuovo Cantine Aperte questo binomio si è rafforzato e oggi Bolognano è meta della finale del Premio Pigro, indetto ogni anno dalla Fondazione creata da Anna Bischi Graziani e il figlio Filippo perché la musica del cantautore teramano potesse rappresentare, ancora, una chanche per il talento, quello dei giovani.
“Fra poco c’è il concerto di Marina Rei”, invita Zaccagnini i suoi ospiti, mentre lei dal
palco dice di aver scoperto a Bolognano com’è bello degustare i vini, “soprattutto
quelli rossi che mi appassionano davvero in modo sorprendente”, confessa al giornalista e al Dj prima di suonare.
C’è chi ascolta la sua musica, chi ripercorre il cammino artistico della cantina facendo un giro nel museo, chi ammira il panorama dal terrazzo proteso verso la Maiella, chi ficca il naso nello shop dei vini, scegliendo quello da portare a casa fra quelli col familiare tralcetto nella confezione e quelli con le etichette evocative, come l’ibisco, una delle creature più radicate al territorio e alla storia di Zaccagnini.
Un pezzo di storia in bottiglia, che si porta dietro tutti i colori e gli odori della collina, insieme al ricordo di un pomeriggio di musica, assaggi e intrattenimento che ha aperto le porte della cantina di Bolognano non solo alla gente del mondo del vino.