Per fare un mito serve una storia. E per fare una storia servono dei volti e delle voci. Per fare da scenario alla storia serve un luogo. E perché la storia sia completa, serve qualcuno che la racconti. Il mito, la storia, il territorio e voci per raccontarla hanno iniziato un lavoro grande questa mattina nell’affollata sala convegni del Castello Chiola: farsi promotori di tutto ciò che è Abruzzo.
Il convegno è l’atto di nascita dell’associazione che mette insieme il mondo del vino con quello della gastronomia, della terra e del turismo, per la prima volta. Il battesimo si celebrerà lunedì 23 marzo nel padiglione 12 del Vinitaly, quello dell’Abruzzo, a Verona scelta per essere il luogo da cui l’associazione muoverà il primo passo fuori dalla regione, verso il mondo di cui attirare l’attenzione.
Tante le voci dei “costruttori”: Valentini, Pepe, Torre dei Beati, La Valentina, Tenuta Ulisse, Tenuta I Fauri, Valle Reale, Terraviva; De Fermo, Cirelli, Illuminati, Fattoria Nicodemi, Cataldi Madonna, Tiberio e Gentile, si uniranno il pastificio Verrigni, i salumi, i formaggi, gli animali da cortile, gli oli abruzzesi, le stanze del cinquestelle La Réserve e tante altre realtà abruzzesi. Tutti imprenditori che condividono un’idea per trasformarla in un racconto plurale, perché fino ad oggi questo non è ancora accaduto.
Tante anche le orecchie in ascolto: del mondo del vino, dell’olio, della gastronomia, del turismo d’Abruzzo. In platea anche un signore del vino, anzi, il signor Montepulciano Emidio Pepe, parte di è Abruzzo, reduce dal tour che ha festeggiato con il mondo per i suoi primi 50 anni di vendemmie e vini. E poi i volti di Qualità Abruzzo, cuochi della filiera corta, ambasciatori stellati di qualità e di identità culinaria di mare e di monte. C’era anche la Regione, con il presidente Luciano D’Alfonso e l’assessore all’Agricoltura Dino Pepe, investiti subito dalla presidente di è Abruzzo del compito di farsi portatori primi del mito in costruzione.
“Siamo nati perché – dice Adriana Galasso aprendo il simbolico cantiere – non ce ne vogliano i rappresentanti delle istituzioni, perché dell’Abruzzo non si parla fuori, la nostra terra non si conosce abbastanza e questo oltre ad essere un peccato è una realtà che va cambiata. Noi possiamo farlo attraverso il nostro lavoro che è un veicolo importante per il territorio. Ci siamo messi insieme perché serve forza per riuscirvi e la determinazione di chi conosce la qualità e ogni giorno la sceglie perché rappresenti anche il luogo da cui essa nasce”.
Un luogo dove bisogna attrarre. Un luogo da cui si parte, ma a cui, anche, si ritorna. Lo spiega subito Alessandro Bocchetti, moderatore della discussione, enogastronomo per il Gambero Rosso, penna e voce di un mondo che ha storie e cose da raccontare, è Abruzzo compreso, abruzzese di nascita e di ritorni: “Quando l’idea dell’associazione è nata – spiega – ci siamo chiesti come arrivare al mito che volevamo costruire. La risposta è in una frase di un altro abruzzese, emigrante come me, Ennio Flaiano che a quanti gli chiedevano della sua terra rispondeva: Amico dell’Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue. Questo è diventato il motto di è Abruzzo. E ora è arrivato il momento di mettere i piedi nel piatto e cominciare a costruire un racconto unico, con tante voci per narrarlo”.
Sì non condizionato da parte della Regione. Lo pronuncia il presidente Luciano D’Alfonso ringraziando per l’invito con un auspicio: “Stiamo facendo tanto, cercando strumenti per rendere possibile all’Abruzzo di raccontarsi al meglio, di conquistare spazi e attenzione fuori dai suoi confini. Guardo positivamente ciò che oggi nasce qui, perché a costruire il mito è chi rappresenta l’Abruzzo ed è un potenziale attrattore. La forza di ognuno sarà la forza di tutti, insieme riusciremo a far sì che la parte migliore dell’Abruzzo venga espressa, promossa e raccontata”.
C’è chi ha capito che l’unione è l’unica forza e ha subito aperto le porte ad un’alleanza bella e buona. I cuochi di Qualità Abruzzo hanno già una strategia: “Abbiamo fortemente cercato e voluto sinergie con i produttori – dice Marcello Spadone nel suo saluto – è il modo migliore per parlare dell’Abruzzo. Noi ristoratori abbiamo un compito: far conoscere i prodotti del territorio a chi viene a conoscere la nostra terra. Lo faremo con è Abruzzo, perché così potremo rappresentare una filiera che vale”. In platea gli altri alleati dal mondo della cucina di valore, quali Daniele Zunica e Andrea Beccaceci.
Una questione di volontà. Meglio di sinossi. Ovvero: il racconto va costruito, va fatta la struttura che deve essere semplice. “Salve a tutti, sono Francesco Valentini e di professione faccio l’agricoltore”. Appunto: passa dalla teoria alla pratica uno dei fondatori dell’associazione e racconta – è Abruzzo nasce perché ci siamo resi conto che l’Abruzzo non è solo vino, ma pasta, formaggi, olio, è paesaggio e la sua biodiversità è qualcosa di unico a livello nazionale. Conosco il territorio e la sua storia, producendo olio e vino e cereali, dagli odori il racconto viene fuori. Ho fatto una scelta importante, quella del made in Italy, perché così affermiamo e difendiamo un’identità. Bene è arrivato il momento di mettere insieme tutti gli aspetti e lottare perché una filiera autentica e abruzzese si affermi fuori. Ci dobbiamo unire perché l’unione fa la forza e può evitare che si parli della nostra terra come “era Abruzzo” per via di tutte le calamità che abbiamo dovuto vivere”.
Un meccanismo che funziona, lo testimonia il giornalista Giorgio Melandri, firma anche lui del Gambero Rosso e motore di Enologica, una manifestazione che si è affermata non raccontando le etichette, ma il vino: “L’Abruzzo deve organizzare un racconto unico, che parli di tutto ciò che è Abruzzo, perché funziona. Conosco questa regione, vedo il suo potenziale, lo riconosco, ma deve parlare da sé per evitare che nessuno lo cerchi. Deve diventare attrattivo. Vi racconto due storie, quella di un ristoratore che un giorno ha pensato di portare la cucina tipica emiliana e romagnola dentro i ristoranti, dandogli spazio e dignità e quella, invece, di un produttore che si è messo a raccontare una filiera che senza una voce narrante non era attrattiva, ma lo è diventata. Il valore intellettuale di questa operazione è stato formidabile. Bisogna fare lo stesso, concepire un racconto coerente, dall’inizio fino alla fine, ma farlo con la consapevolezza che non lo si può fare da soli: bisogna fidarsi di chi sa comunicare, di chi sa scegliere le parole, di chi sa dove metterle e quando metterle”.
Il prodotto che vale e amplifica il territorio. Fra le esperienze c’è quella della pasta Verrigni, la racconta Francesca Petrei Castelli Verrigni, cuore di una promozione che è stata capace di portare il pastificio rosetano al di là dei confini nazionali. “Abbiamo scelto una qualità che ha dentro il territorio – dice ricordando le joint venture con i vereali valentini, con la birra Almond, ultima con la filiera dei legumi, il Tondino del Tavo, questo, ora, prodotto conosciuto – La filiera corta costringe a dare voce alla terra ed è una scelta positiva perché ripaga dello sforzo ad ogni presentazione del prodotto. Abbiamo scelto cereali locali, l’azienda sposa prodotti a filiera corta perché la nostra pasta così è migliore e viene fuori un racconto diverso, che ha più sapore“.
Induzione, insomma, dal prodotto scoprire chi lo fa, un grande consiglio da parte di chi di etichetta si intende, come Paolo Trimani, titolare di una delle più antiche cantine della Capitale, storia dal secolo scorso e oltre: “Le etichette e i vini raccontano il territorio, la narrazione passa anche da questo, lo sintetizza, fa da volano e contiene delle storie che costruiscono l’identità di un luogo.
L’Abruzzo ha materiale di grande qualità per farlo, ora deve trovare una voce”.
Ma l’Abruzzo non è all’anno zero. Una storia e una voce impegnate nel racconto del territorio da almeno sei anni, facendo arrivare la bellezza della nostra terra nei posti anche più imprevedebibili del mondo lo ha ribadito, è quella di Alessandri Di Nisio, il creatore del portale Paesaggi d’Abruzzo, animatore con il fratello Fabio di una pagina Facebook e di contatti social che sono i più cliccati al mondo per l’Abruzzo. Era emozionatissimo a raccontarsi, emozione che ha trovato conforto nei numeri per dare al mito un’orizzonte possibile: “Qualche tempo fa su un articolo del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio di Stella si raccontava di come paesi come l’Irlanda, la Gran Bretagna e la Croazia stessero mettendo sui social e sulla promozione ingenti investimenti. L’Italia? Non era rappresentata, malgrado avesse speso fondi per un portale che non aveva prodotto il risultato sperato. A quanto pare, ma parliamo di noi. Dopo quella classifica sono andato a fondo e posso dire che noi non partiamo da zero, ma dobbiamo fare rete per promuovere e creare una sinergia sociale che insieme fa la giusta comunicazione. Da recenti statistiche fatte su portali europei e anche extra che abbiamo preso a riferimento perché luoghi dove ci sono abruzzesi nel mondo, è venuta fuori un’altra classifica: l’Abruzzo, grazie ai clic su Paesaggi l’Abruzzo è stata la località più cercata dopo la Croazia e la Gran Bretagna, sì proprio quelli che stanno investendo tantissimo per promuoversi sui social. Noi siamo terzi senza aver investito nulla, facendo vedere niente di più che il paesaggio e la passione di quanti lo raccontano attraverso la fotografia sui nostri canali. Ecco serve questo e una comunità che cooperi perché, l’immagine d’Abruzzo arrivari dove la rete consente”.
Un nuovo inizio, è quanto auspica anche l’assessore regionale all’Agricoltura
che ha concluso gli interventi raccontando come, cosa e dove la Regione sta operando sul fronte della promozione del territorio e con questo auspicio: “Il mito siete voi di è Abruzzo, che vi siete riuniti per dare voce al territorio e alla sua migliore espressione. Disponibili a farlo insieme, aiutateci a raccontarci e a raccontarvi”.
Allora in bocca al lupo ai costruttori! E all’orso, e alla Majella, al Gran Sasso, allo zafferano, al vino, all‘olio, alla natura e alla terra che è Abruzzo.