A quanto pare il “chilometro zero” è diventato una realtà sulle tavole italiane: sono difatti 18 milioni coloro che regolarmente li utilizzano, e 25,3 milioni coloro che lo fanno di tanto in tanto. E la grande distribuzione diventa, in questa evoluzione, sempre di più il canale centrale di vendita dei prodotti tipici. E’ quanto emerge dalla stima del Censis, che spiega come i millennials (18-34 anni: il 42% lo fa regolarmente e il 48,9% di tanto in tanto) rispetto ai baby-boomers (35-64 anni: il 31,2% regolarmente e il 57% di tanto in tanto) e agli angel (65 anni e oltre: il 42,1% regolarmente e il 40,4% di tanto in tanto) si approcciano al cibo.
La disponibilità a spendere di più per prodotti biologici– continua ancora il Censis – è indicata in 29,2 milioni di italiani. “Una più spiccata propensione si rileva – viene segnalato – tra i laureati (il 71,3% a fronte del 58,9% del totale) e tra chi definisce il proprio livello socio-economico al (64%). L’attenzione al biologico è confermata anche dai dati relativi ai prodotti biologici intermediati dalla Grande distribuzione organizzata, cresciuti in valore dai 375 milioni di euro dal 2008 a 720 milioni di euro nel 2014″.
Altro dato che emerge dalla ricerca del Censis è che la qualità passa per gli italiani per il 75,7% degli italiani per “un negozio di alimentari o un banco alimentare in un supermercato di riferimento al quale rivolgersi per avere prodotti di qualità, il 48,9% ha invece un’azienda agricola di riferimento per la qualità, il 34,2% un ristorante o una trattoria, il 26,4% una enoteca e il 19,4% un bar o un locale per aperitivi”.
Oltre la tavola familiare – ricorda il Censis – “il cibo innesca una relazionalità sui territori che ha molti significati, a cominciare dal miglioramento della qualita’ della vita. A partire dal binomio cibo-relazioni si registrano sperimentazioni innovative di format di offerta in cui gli italiani, ancora una volta, si mostrano pionieri”.
Un primo esempio e’ la tendenza a recarsi in locali di intrattenimento in cui, oltre a mangiare, e’ possibile svolgere piu’ attivita’, come fare acquisiti, ascoltare musica dal vivo, ballare o ascoltare conferenza: sono regolarmente 7,4 milioni gli italiani che vi si ritrovano e 24 milioni di tanto in tanto. Sono oltre 7,2 milioni invece gli italiani che frequentano assiduamente (22,3 milioni di tanto in tanto) luoghi di “vendita dei prodotti alimentari,dove si mangia, o si partecipa a corsi di cucina e a workshop”. Dati di crescita che vengono confermati dall’export: nel 2013 la voce “prodotti alimentari e bevande vale 27,4 miliardi di euro: +26,9% rispetto al 2007. Alcuni prodotti tipicamente italiani registrano nell’export nel periodo 2007-2013 un successo ancora maggiore con il parmigiano che segna +42,3%, le paste alimentari +22,%, i pomodori, i preparati e i conservanti +27,4%.