Loro sono figli d’arte, e ne vanno fieri. I genitori, oggi non più giovanissimi, si sono occupati di ristorazione anche in Venezuela, e poi nel 1986 hanno avviato un’attività a Roccamorice, il ristorante Belvedere, che ancora oggi è aperta e molto frequentata e che è stata anche ampliata otto anni fa con posti letto per il Bed&Breakfast.. La cucina del Belvedere è quella tipica abruzzese, per cui chi lo sceglie per pranzare o cenare può trovarvi quanto di meglio offre la tradizione gastronomica della regione, ma c’è una specialità che ha reso noto il locale ed è il baccalà.
Baccalà in tutti i gusti
A raccontare passato e presente del Belvedere è Giuseppe Giardini, 49 anni, che porta avanti il locale insieme alla sorella Mariagrazia, e se lui si occupa di gestire la sala, in cucina c’è la sorella. In realtà l’abilità di famiglia ai fornelli non si limita a questo locale, visto che a Roccamorice c’è anche un secondo ristorante che fa riferimento ai Giardini, ed è Macchie di Coco.
La peculiarità del Belvedere è legata al baccalà e il motivo è presto detto. “Mio fratello Pasquale” – spiega Giuseppe, “qualche anno fa (a marzo 2003, ndr) ha vinto Lu carrature d’ore con il suo timballino di baccalà e patate su crema di ceci. Da lì si è aperto un nuovo capitolo perché ci arrivano richieste di degustazioni di baccalà. Con una prenotazione anticipata di due giorni, organizziamo cene e pranzi di baccalà e siamo in grado di offrire sette-otto tipologie di antipasti a base di baccalà, due primi e il classico secondo alla Belvedere (in umido con la caponata di ortaggi). Anche senza prenotazione, poi, nel nostro menu non manca mai il baccalà, disponibile ogni giorno”.Ovviamente c’è anche molto altro per soddisfare la clientela, che non è composta solo da persone della zona ma anche da turisti, “sempre più numerosi da circa sette o otto anni. Arrivano qui” – dice sempre il ristoratore “dalla Danimarca, Svezia, Germania, Olanda e sono turisti “veri”, nel senso che non sono più persone emigrate che tornano nella terra di origine”. Nel menu trovano tutto ciò che ci si può aspettare da un ristorante tipico e quindi, trattandosi di una località di montagna, spiccano “formaggi, agnello e arrosticini”, che Belvedere ha sempre in dispensa grazie ai fornitori della zona.
Ristorante ma anche galleria d’arte
Giuseppe ha anche una seconda passione. “Da quasi trent’anni, racconta, mi occupo di ristorazione quindi se vado avanti è proprio perché amo il mio lavoro”. Ma negli anni ha espresso il suo talento non solo nella ristorazione ma anche nella scultura e le sue opere sono finite nel ristorante, che è diventato anche la sua galleria. Le opere sono realizzate con la pietra della Majella (gialla e nera) e, attualmente, ne sono esposte una trentina.
“La mia, fa notare, è una passione antica per l’arte, soprattutto quella figurativa, e con le mie opere ho avuto anche qualche soddisfazione, grazie alle vendite e ai contatti che ho creato”. Giuseppe è un autodidatta e con il passare degli anni il suo percorso lo ha portato via via ad ispirarsi al corpo umano, inteso come parte più interiore (il suo punto di riferimento è stato Gaudì), ma da qualche tempo si è interessato all’ arte modulare. Portano la sua firma, poi, delle opere monumentali. Il tempo per dedicarsi alla scultura non manca perché “stando a Roccamorice ci sono momenti di massimo impegno al ristorante, e altri più tranquilli, in cui riesco ad esprimersi al massimo con l’arte. Un giorno, dice, vorrei abbandonare la ristorazione per la scultura”.
Non solo km zero
Parlando di cucina è inevitabile il riferimento al boom mediatico avvenuto nell’ultimo periodo, tra mille trasmissioni che si occupano di cucina, ricette, consigli gastronomici e gare tra aspiranti chef. “Si parla in continuazione dei prodotti del territorio, che sicuramente sono fondamentali, ma non si può estremizzare e pensare solo a queste materie prime, né si può far passare il concetto che il ricorso al ‘chilometro zero’ sia il must in assoluto” -afferma. “C’è il rischio, poi, di confondere i concetti di ristoratore e contadino. Si può arrivare al punto che i clienti pensino che ogni attività abbia una sorta di orto, ad esempio, dove si raccoglie l’insalata, per dirne una, ma non è così. I nostri fornitori sono del posto” – conclude “ma ci sono anche il mercato o il magazzino, a cui ci rivolgiamo, e non si può ignorare il fatto che ci sono dei periodo dell’anno in cui nella nostra area la produzione si ferma, per motivi assolutamente naturali, per cui è impensabile che la cucina si blocchi per questo motivo”. Come dire, meglio restare con i piedi per terra, senza credere a falsi miti legati alla gastronomia.
Flavia Buccilli
Il ristorante e B&B Il Belvedere
Le sculture di Giuseppe Giardini