Si chiama “IL TEMPO QUI”, il viaggio in Abruzzo di Paul Scheuermeier e Gerhard Rohlfs, in mostra dal 2 agosto al 2 settembre fra i comuni di Castelli, Civitaquana, Scanno e Palmoli, per ricostruire, attraverso l’archivio fotografico dei due studiosi, il lavoro di catalogazione che hanno svolto sulla tradizione contadino-pastorale Abruzzese.
Nelle foto dei due linguisti, il primo svizzero, il secondo tedesco, c’è l’Abruzzo contadino, interni casalinghi, gente all’opera in cucina, nei campi, alle prese con cibo e le priorità di un altro stile di vita. Fotografie bellissime, di intensa umanità, dal valore etnografico rilevante. Un viaggio compiuto per unire gli studi della lingua alla realtà contadina di anni durissimi per l’Abruzzo e per il suo mondo contadino.
Quattro vernissage sul territorio
L’esposizione si articola sul territorio regionale attraverso quattro vernissage nei comuni di Castelli, Civitaquana, Scanno e Palmoli e ripropone un ipotetico quanto affascinante percorso visivo attraverso le quattro province dal 1923 al 1930. Una scelta d’immagini la cui forte valenza estetica si fonde con una potenza narrativa e descrittiva dai risvolti altamente emotivi. Un vero e proprio pellegrinaggio nel come eravamo, scrive il curatore Mariano Cipollini presentando l’evento.
“Il viaggio da intraprendere per toccare geograficamente le quattro sedi espositive vuole essere non solo pretesto per un approfondimento legato al territorio ed alle sue tradizioni, ma anche una metafora del ben più intricato cammino interiore che ciascuno di noi, attraverso questi scatti, può riavviare.
Inquadrature colte e raffinate che, nell’evocare il ricordo dell’itinerario strettamente inerente all’indagine antropologica, ci stimolano a ripercorrere i sentieri necessari per riaccostarci alle nostre radici, riascoltarne i suoni e rinverdirne i colori.
Ci inducono a ricongiungerci con un passato non tanto remoto e spesso avvolto volutamente nell’oblio del non ricordo.
Ci permettono di far riaffiorare quella memoria collettiva del come eravamo e aiutarci a comprendere che il non dimenticare è la chiave indispensabile per riconoscerci, con le nostre peculiarità, in quei valori universali non iscrivibili esclusivamente all’interno di una regione ma rintracciabili nella volontà che accomuna gli uomini nell’affermare un’universale dignità”.