Ha solcato la fascia di terra e cielo magrebino per diversi anni. Un amore per i luoghi, per le facce, per i pezzi di Abruzzo che anche lì è riuscito a trovare. Un viaggio che si è trasformato in una ricerca di umanità, raccontata in modo diverso da come Luciano D’Angelo, il fotografo pescarese della natura e dei paesaggi, di solito racconta nei libri le sue escursioni nel mondo. Così, da oggi 19 giugno, da Pescara, dall’Aurum di Pescara il viaggio saranno i visitatori a farlo nella mostra …”Amazigh, “uomini liberi”.
Il prodotto di circa 4 anni di viaggi nelle zone montane del Marocco berbero, raffigurato nelle 40 stampe
di grande formato (150 x 100 cm) che racconteranno il suo percorso descrittivo e il mondo che ha esplorato. La mostra sarà inaugurata alle 19 dall’autore, le autorità locali e quelle marocchine in Italia.
Al taglio del nastro saranno presenti, oltre l’autore, Luciano D’Alfonso (Presidente della Regione Abruzzo), Marco Alessandrini (Sindaco di Pescara), il Console
e l’addetto culturale dell’Ambasciata del Regno del Marocco a Roma.
Nell’occasione sarà presentato il “Portfolio” omonimo, consistente di una raccolta in cartella di 12 fotografie scelte e di pregevole stampa, corredate da testi di: Vermondo Brugnatelli, linguista, saggis ta e docente universitario, reputato oggi fra i massimi studiosi contemporanei della lingua berbera e del giornalista del Messaggero Claudio Valente, compagno di molti dei viaggi dell’autore in terra berbera.
Ecco un significativo estratto dal testo del prof. Brugnatelli:
…”Imazighen, “uomini liberi”: così i berberi definiscono se stessi, rifiutando il termine con cui altri popoli li conoscono fin da quando i romani li chiamavano “barbari”, in quanto di madre lingua diversa dal latino o dal greco. L’aspirazione alla libertà è ancor oggi la caratteristica saliente di questo popolo. La si legge nei volti, ora pensosi e gravi, ora lieti e sorridenti, delle donne e degli uomini che popolano i villaggi sui monti inaccessibili dell’Atlante o tante altre località del Nordafrica, e che ancora conducono la vita semplice ma fiera e indipendente dei loro antenati. Un’altra caratteristica degli Imazighen, strettamente connessa alla loro insofferenza verso le imposizioni esterne, è l’attaccamento alla propria lingua, cha ha attraversato i millenni ed è giunta fino a noi, nonostante le moltitudini di popoli e di idiomi che su queste terre si sono avvicendati nel corso dei secoli. Oggi i berberi “autentici”, quelli che ancora parlano la lingua tamazight, sono molti milioni ma si trovano soprattutto nelle campagne, sui monti e nei deserti, nei luoghi ove si sono rifugiati per non rendersi schiavi di altre culture. Un detto proverbiale, musicato dal grande cantante contemporaneo Idir, recita:
“chi vuole mangiare pane bianco scenda al piano e pieghi il capo;
chi vuole preservare la sua dignità salga sul monte e si accontenti delle ghiande”.
Questi volti, questi luoghi, questi ambienti hanno colpito l’occhio attento di Luciano d’Angelo, che li ha ritratti fissandone alcuni aspetti in splendide immagini che ci mostrano aspetti della vita quotidiana degli Imazighen in mezzo a una natura magnifica e ancora incontaminata, o all’interno delle abitazioni tradizionali, che in tale natura si integrano armoniosamente…”
La mostra resterà aperta fino al 13 luglio, con ingresso gratuito, rispettando il seguente orario: tutti i giorni, compresa la domenica, dalle 9,00 alle 13 e dalle ore 18,00 alle 23,30.