Un crollo del 4,1 per cento per il fatturato nell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco: colpa della diminuzione dei consumi interni nel 2014 che non sono compensati adeguatamente dall’andamento positivo delle esportazioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sulla produzione industriale a marzo che non sono incoraggianti per l’andamento della spesa a tavola degli italiani.
A pesare sull’industria alimentare e delle bevande, che fa registrare il secondo peggior risultato negativo dopo i prodotti petroliferi, è dunque soprattutto il taglio nei consumi alimentari nazionali che in media è stato pari al 2 per cento e non ha risparmiato nessun prodotto della tavola dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento).
La spesa alimentare è la seconda voce del bilancio familiare dopo la casa e non stupisce che l’effetto più eclatante della riduzione del potere di acquisto sia stato proprio il taglio nei consumi alimentari che sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981 sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell’Istat. A cambiare è in realtà anche il livello qualitativo degli alimenti acquistati con una tendenza a preferire i cibi a basso prezzo che non sempre offrono le stesse garanzie di qualità alimentare.
Una conferma viene dal fatto che le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento consistente nel commercio al dettaglio in Italia con un +2,9 per cento nel bimestre 2014 secondo l’Istat