“Il risultato ottenuto non ci soddisfa pienamente, perché dimostra la visione miope che, spesso, la politica ha nei confronti delle imprese soprattutto agricole. A fine legislatura aspettavamo un segnale forte e deciso, ma purtroppo non c’è stato”. Coldiretti esprime amarezza e insoddisfazione per la delibera del Consiglio regionale in riferimento al problema degli ungulati. L’assise, questa mattina, ha infatti approvato il regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati in Abruzzo ma con emendamenti importanti, fortemente penalizzanti, che non aiutano le imprese realmente.
Anche perché, il regolamento è stato stravolto con un blitz dell’ultimo minuto che, andando in una direzione contraria da quanto annunciato nella riunione dei capigruppo precedente al Consiglio, non è piaciuto alla principale organizzazione di categoria agricola presente con un presidio di agricoltori e bandiere gialle. Un modo semplice e composto per ricordare l’importanza della problematica da discutere. “Abbiamo cercato la strada della sinergia e della collaborazione cercando di evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione politica, cercando il confronto costruttivo con tutte le parti, evitando la polemica strumentale e fine a se stessa, ma soprattutto cercando di far capire che il problema della fauna selvatica va risolto una volta per tutte – tuona Coldiretti – la decisione del Consiglio Regionale, invece, dimostra ancora una volta che siamo di fronte ad una visione superficiale delle esigenze dell’economia agricola e alla paura di affrontare un problema indubbiamente delicato, ma che compromette seriamente il diritto di fare impresa di migliaia di agricoltori”.
Coldiretti ribadisce che il problema della fauna selvatica – con particolare riferimento a cinghiali e cervi – è diventato ormai insostenibile: un’invasione che si è letteralmente impadronita di campagne e boschi, mettendo a serio repentaglio il diritto di fare impresa degli agricoltori che vivono nelle zone interne e non solo. Gli ungulati proliferano e si muovono senza controllo, indisturbati, alla perenne ricerca di cibo di cui si appropriano indebitamente, devastando i terreni coltivati con danni tanto elevati che, molto spesso, costringono le imprese ad abbandonare la lavorazione dei campi con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della manutenzione del territorio e del paesaggio. Un problema che riguarda soprattutto le zone interne aquilane, ma non risparmia le province di Pescara, Teramo e Chieti. Suscitando l’ira e la rabbia di migliaia di imprenditori agricoli ‘cacciati’ dai propri campi.
Non è sufficiente indennizzare i nostri imprenditori con somme del 30-40% rispetto ai danni subiti e con ritardo di anni – evidenzia la Coldiretti Abruzzo – Oggi più che mai è necessaria un’ azione di controllo di tutta la fauna selvatica, una coordinata azione di prevenzione dei danni che, nel momento in cui si verificano vanno risarciti, con puntualità ed in modo uniforme su tutti i territori. Quella di oggi è l’ennesima occasione persa da parte di chi ha governato l’Abruzzo. Ma noi non abbassiamo la guardia, anzi. Continueremo con determinazione e ribadiamo che su questo argomento non siamo disposti a retrocedere fin quando non avremo segnali determinanti e definitivi”.