Riportare alla luce la memoria della prima birra d’Abruzzo attraverso un’operazione di comunità. Far tornare contemporaneo anche il sapore della prima birra d’Abruzzo mescolando gli ingredienti secondo l’antica ricetta tramandata di figlio in figlio di quelli che fecero le prime cotte e che videro esplodere fama e sapore della Birra d’Abruzzo, la birra che fece impallidire la Peroni al punto che il colosso acquistò la fabbrica negli anni 20-30 e l’annientò chiudendola. E’ quello che sta facendo il Comune di Scontrone, un borgo che si trova sospeso fra Abruzzo e Molise, proprio come lo stabilimento che fece grande la nostra prima birra e la stazione di Montenero Val Cocchiara, da dove convogli pieni di bottiglie prendevano la via di migliaia di località abruzzesi e italiane.
Una storia che abbiamo avuto la fortuna di scoprire e raccontare, per primi, per caso (leggila). E che continua a regalarci emozioni: come quella di essere chiamati dal sindaco di Scontrone a dare voce alle iniziative per “resuscitarla”. Oppure quella di tornare nell’antica torbiera dove un centinaio di operai del posto fecero una birra eccellente, se ne fecero promotori bevendola e facendola conoscere, la videro morire perché diventò di colpo “ingombrante”.
Oggi è un edificio fantasma, adiacente a una cava e parte integrante di un’azienda agricola. E’ sull’ultimo rettilineo che lega Castel di Sangro a Scontrone, a un passo dalla ferrovia e da una stazione che divenne famosa grazie alla birra, tanto che i treni entravano dentro lo stabilimento per caricare bottiglie e scaricare malti in arrivo dalla Germania. La sagoma è quella che compare nelle vecchie foto conservate dai figli degli operai, ma le pareti sono malridotte, crollate, fatiscenti. L’edificio è imponente e conserva intatto il fascino muto della storia che pur lo animò negli anni della Birra d’Abruzzo. Camminandoci in mezzo dal silenzio riemergono i treni che sferragliano, il tintinnio delle bottiglie, l’odore caldo della birra in fermentazione, addolcito e reso unico dall’acqua che emergeva dalla torbiera, il segreto di quell’eccellenza che per un incredibile momento offuscò persino la Peroni. Vetri rotti, ferri arrugginiti, nessuna traccia del tempo che fu, perché dopo la chiusura lo stabilimento divenne altro: una casa di riposo, un orfanotrofio, un vuoto dimenticato e, da taluni, rimpianto. Come la stazioncina davanti a cui non passa più nulla da anni, quella di Montenero Val Cocchiara, che oggi è Molise.
Per fotografarlo bisogna entrare in una tenuta recintata che si apre dietro la ferrovia, fra la statale che prosegue per Alfedena e quella che va verso Venafro. “Si può fotografare?” “Faccia pure, è così chissà da quanto, una volta ci si faceva una birra buonissima, perché c’era l’acqua della torbiera qua”, avvisa il proprietario del terreno mentre porge una scala per salire sul tetto delle sue stalle, l’unico modo per inquadrare la struttura, salire sul terrapieno da dove l’impatto con l’edificio è ravvicinato, come la percezione del suo presente diroccato.
E’ stata forse una delle fabbriche modello d’Italia all’inizio del secolo scorso. Pazzesco eh? L’Abruzzo che fa una delle prime e migliori birre d’Italia! Lo stesso Abruzzo che da solo 11 anni è tornato ad imporsi nel settore con delle ottime birre artigianali, buone, ma immemori, loro malgrado, della storia di un’antenata così prestigiosa.
Nessuno ha scattato foto lì. Qualche anno fa, intorno al 2003, la storia della Birra d’Abruzzo però è stata argomento di una tesi di Laurea, perché era così bella e avvincente e impregnata di territorio, che valeva la pena ritirarla fuori da chissà quale cassetto. Ed è stata anche riportata casa, contenuta in un corposo fascicolo da una bibliotecaria sangrina, Maria Santucci, che l’ha riconsegnata a noi perché la raccontassimo: non perché avesse una particolare fiducia, ma perché siamo stati gli unici a chiederlo.
Ora l’oblio sembra finito. Ileana Schipani, il sindaco di Scontrone, ci aspetta per illustrarci la volontà della sua amministrazione di ritirare fuori dal passato questa storia: “Ha significato tantissimo per il territorio – ha detto esordendo – bisogna ricordare, bisogna ricordarla e fare in modo che diventi una sorta di modello, di esempio per la comunità. Perché all’epoca lo è stata e perché potrebbe fare da guida alla voglia di fare qualcosa che riscontriamo in tantissimi giovani del nostro Comune. I passi da fare sono diversi. Il primo è ricostruire la memoria. Noi vogliamo farlo chiedendo a tutta la nostra comunità di restituire al presente ciò che hanno di quel passato: foto, oggetti, documenti e di aiutarci a farla tornare in vita, a raccontarla e a consegnarla nelle mani dei tanti giovani che cercano un modo per vivere e che potrebbero trovarlo nella birra e nel lavoro esemplare che si fece qui all’epoca”. Sindaco da tre anni, biologa, appassionata di storia, cultura e territorio al punto che Scontrone, Comune di circa 600 abitanti, situato a un passo dal territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo senza fante parte, ha la bellezza di cinque musei.
Lo scopriamo grazie Erika Iacobucci, la consigliera archeologa che ci guida nel paese e che guida tante persone alla scoperta dello straordinario territorio in cui è immerso. “C’è un sito paleontologico di grande importanza dove si possono vedere fossili, esplorare l’antica natura di queste terre dove una volta c’era il mare – dice – E poi il museo internazionale della donna nell’arte, quello della montagna, il museo della radio e la casa degli Appennini di Iadeva. Tutte presenze che rendono il paese un vero e proprio polo, evidentemente portato all’arte, per via anche di murales che ne raccontano i volti e le storie disseminati lungo tutta la parte storica. La storia per noi conta molto e appena riletta quella della Birra d’Abruzzo è stato naturale ridesiderarla, spingere per scrivere un nuovo presente a questo comparto, consegnandolo, magari ai giovani che potrebbero impegnarsi con la birra”.
Non solo un museo di quei “favolosi anni”, però: l’operazione che il Comune di Scontrone vuole fare è di quelle che vogliono lasciare il segno: “E ricostruire un sapore – aggiunge il sindaco Schipani – Abbiamo la ricetta della birra, tanta voglia di creare delle opportunità concrete di crescita e sviluppo per il nostro territorio, per la gente che ha deciso di rimanere per i giovani ai quali dobbiamo consegnare delle opportunità serie e fattive per diventare grandi. Ecco, ci sembra che questa storia possa essere un percorso da seguire. Lo apriremo insieme alla nostra comunità, alle forze economiche che ci sosterranno, alle risorse culturali che vorranno sposare la nostra causa e restituire a Scontrone e Montenero Val Cocchiara, che coinvolgeremo, qualcosa di unico che li ha uniti meno di un secolo fa e li ha resi eccellenza economica ed enogastronomica d’Abruzzo in un momento in cui l’Italia viveva una stagione difficilissima. La Birra d’Abruzzo deve tornare. Decisamente”.
carissima monica,
voglio dirti che oltre ad essere i primi ad aver chiesto la documentazione, non ho fatto altro che esprimerti la mia fiducia, quella che di solito affido ai giovani. La tesi di laurea sulla birreria era di natura architettonica, non economica.Essa esulava molto dalla birra d’eccellenza!
Maria
Maria, da parte mia è stato davvero un grande privilegio di cui torno a ringraziare. Ciò che posso fare per sdebitarmi è scrivere, scrivere, scrivere e aiutarvi a restituire al nostro mondo questa straordinaria eccellenza! Monica