Un patto fra istituzioni, imprenditori e forze economiche abruzzesi per scrivere un futuro diverso sullo sviluppo della regione non è possibile, ma necessario. E’ quanto è emerso dalla giornata di riflessione e proposta organizzata dall’Arta, Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente, esigenze rilevate sia dalla tavola rotonda “Un’alleanza per uno sviluppo sostenibile”, sia dal dibattito seguito, a cui hanno preso parte le associazioni di categoria, un dibattito sulla sostenibilità a tutto campo, quello moderato dal direttore del Centro Maruo Tedeschini, anche sul futuro dello sviluppo regionale, che ha ricompreso anche temi progetti su cui la comunità territoriale e produttiva abruzzese sta cercando un punto di confronto con istituzioni e politica.
“La green economy è anche una manifestazione di legalità, perché una regione che rispetta le regole è una regione che ha capacità di attrazione degli investimenti rispetto alle altre regioni – ha esordito l’Assessore regionale al Bilancio Carlo Masci – Parliamo di un concetto esteso, che passa attraverso raccolta differenziata, ma che significa anche rendere le città più fruibili, i territori riqualificati. Oggi dobbiamo muoverci in questa direzione perché ce lo chiede il mondo, green è anche la smart city perché green è vivere meglio, dobbiamo farlo con investimenti mirati perché siamo una regione che ha vincolato a verde un terzo del suo territorio. I bandi di Start up – Start hope che la Fira sta promuovendo permettono di sostenere progetti che vanno in tale direzione. Green è anche intervenire sul fronte energia, ma bisogna eliminare le criticità l’economia verde crea all’ambiente. E’ un tentativo che va assolutamente fatto. Le istituzioni possono e devono fare sistema, perché la Regione va verso questa direzione e lo fa anche con strutture come l’Arta che oggi come mai sta facendo una vera e propria campagna di sensibilizzazione sul territorio. La Regione si propone già come protagonista rispetto a questo argomento e lo sarà in futuro”.
“L’Arta è attrezzata per dare risposte tempestive in tema di ambiente e compatibilità – ha rimarcato Mario Amicone, direttore dell’Arta Abruzzo – Da un anno a questa parte ci stiamo muovendo per una collaborazione per trasformarci da organi di repressione a organo di prevenzione ambientale. Abbiamo capito che non dobbiamo presentarci come guardiano dell’ambiente, ma dobbiamo partecipare al processo produttivo tenendo presenti dei bisogni dell’ambiente e delle aziende. I frutti di questi investimenti sulla prevenzione si consolidano rispetto al passato: nel 2012 abbiamo avuto un aumento del 20 per cento di prevenzione e una diminuzione dell’11 per cento delle sanzioni penali alle aziende. Prendendo inoltre spunto del Premio Confindustria Green l’Arta ha voluto, chiesto e ratificato con tutte le associazioni di categoria e di impresa un protocollo per un’alleanza sostenibile per proseguire in modo sostenibile i rapporti. C’è un tavolo tecnico dove le criticità vengono risolte, con l’individuazione dell’irter e delle procedure migliori. Oggi il tavolo è pieno di richieste, stiamo cercando di potenziare la nostra presenza, compatibilmente anche alle carenze di personale che abbiamo per affrontarle tutte. La sostenibilità, infine, si traduce anche in minori costi per le aziende, essere green rende più competitivi, conviene“.
Compatibilità e ambiente, ecco come agisce l’Arta: “L’Agenzia rilascia pareri tecnici applicando la legge, se un insediamento è in regola con le emissioni e i precetti legislativi, il parere è positivo – dice Giovanni Damiani, direttore tecnico dell’Arta – I ritardi derivano anche da come sono fatti i progetti, che a volte sono malfatti.Il tavolo organizzato consolida una pratica esistente: dà consigli in modo più trasparente e razionale su come rendere i progetti completi e compatibili alle vicissitudini del territorio”.
Una prospettiva che in Abruzzo esiste, come testimonia il Premio Confindustria Green che non solo ha individuato realtà imprenditoriali ecocompatibili, ma le ha rilanciate a livello nazionale, facendo nascere una vera e propria rete: “Il premio è un laboratorio sostenibile che funziona – ha detto il coordinatore del Premio Simone D’Alessandro per Carsa – Dalla prima edizione è nata una rete di imprese sostenibili e oggi si rivolge a pubbliche amministrazioni che fanno appalti e acquisti verdi, vuole coinvolgere anche il no profit e l’anno prossimo estendere il discorso alla Marca Adriatica che si sta formando. Attraverso i seminari correlati dentro i dipartimenti di Economia ambientale a Pescara abbiamo anche messo insieme imprenditori, studenti, ricercatori e inventori che stanno creando ipotesi di filiera nel green. Vogliamo col Premio creare una community che si occupi di questo argomento, l’ambizione è arrivare a rilanciare il patto per il territorio a tutti i soggetti che vi operano e ne fanno parte”.
Sostenibilità come nuova frontiera industriale ed economica, una sensibilità promossa e rilanciata da Confindustria, ideatrice del premio Confindustria Green: “La sostenibilità è la via che paga – ha detto Fabio Spinosa Pingue di Confindustria L’Aquila – Per crescere vogliamo portare la sicurezza degli investimenti, facendo un’alleanza con il mondo del sano e giusto ambientalista, valutando progetto per progetto, quello che consente all’Abruzzo di crescere, nessuno escluso. Stiamo lavorando a ché Confindustria non dica sì a tutti i progetti che vengono calati dall’alto, va istituzionalizzato un protocollo d’intesa perché la sostenibilità sia certificata, perché il mondo ambientalista si apra anche ad un confronto con il portato di investimenti impattanti, ma importanti per il territorio. Ci vogliono lustri per ricollocare tutti coloro che in settori non industriali stanno perdendo posti di lavoro, bisogna trovare risorse e alternative che accomunano i fronti, non che dividano”.
Cosa consentire in nome dello sviluppo, le contaminazioni non fanno paura a Legambiente: “Contaminare ed essere contaminati in termini di confronto è una dimensione che accettiamo – ha detto Angelo Di Matteo, di Legambiente Abruzzo – In Italia siamo arrivati alla fine della logica dei due tempi di una ipotetica partita: l’ambiente è il terreno di gioco, dobbiamo averne coscienza. La prima crisi non è economica, ma climatica: il mondo intero è arrivato al limite e in molti casi è andato ben oltre. La prima domanda che da ambientalista mi pongo è, ma se siamo al limite il futuro può essere la prosecuzione del presente? Se dobbiamo trovare cambiamenti, il nuovo cos’è? Come ambientalista ho due principi non negoziabili: il livello delle diseguaglianze e la crisi climatica. Dentro questi binari c’è solo una lettura che è la green economy, che è per forza il terreno di gioco. E’ vero che quando si parla di cambiamento c’è una forza di conservazione anche nell’ambientalismo, ma è più forte quella che c’è nell’industria e questo sbilanciamento non produce cambiamenti. Fino a che punto possiamo reggere in questo confronto? Vanno abbattuti gli steccati. Oggi non avere una visione laica quando parliamo di crisi significa non avere un’idea di futuro. Ci sono scelte dentro uno stesso sistema: dire no agli idrocarburi è un errore, noi diciamo no al petrolio, ma ci sono i gas, confrontiamo su questo”.
“Non c’è sviluppo se la politica e chi fa istituzione ragiona solo in termini referenziali o, peggio, elettoralistici – ha aggiunto l’assessore regionale alle Attività Produttive Alfredo Castiglione – Nei bandi regionali ci sono premialità per chi investe nella green economy, nella riforma dei Consorzi industriali ci sono delle aree a vantaggio di chi fa economia ambientale. La competitività si misura con innovazione e ricerca che a loro volta non possono prescindere dall’ambiente. L’eco-innovazione deve essere sempre più presente nelle idee e nei progetti. Meno demagogia, più idee e progetti, anche facendo scelte che possono sembrare impopolari”.
“Uno dei limiti della politica, che stiamo scontando in termini di affezione è quello dell’eccesso di dichiarazione – ha detto l’assessore regionale alla Pianificazione, Tutela e valorizzazione del territorio, Gianfranco Giuliante – in Abruzzo sono state esagerati. Un problema dell’energia c’è una realtà fatta di parchi pure, non possiamo affrontare l’esigenza di un rilancio economico con un no a priori. Ci deve essere un percorso che veda coinvolti tutti i singoli che operano sul territorio, anche e soprattutto facendo scelte che se non vengono fatte hanno dei costi smisurati. E’ fondamentale stabilire il valore economico dei beni immateriali che l’ambiente riesce ad esprimere, perché questo rivelerebbe un’economia enorme, su cui fondare sviluppo”.
L’ambiente agricolo come patrimonio, che soffre di una crisi che non colpisce l’enogastronomia, è da rilanciare almeno quanto l’ambiente attraverso la sostenibilità, attraverso nuovi discorsi sull’energia che agevoli tutte le voci in campo, le eccellenze territoriali sulla sostenibilità, è quanto hanno rimarcato le voci della categoria che hanno partecipato al confronto: così Riccardo d’Alessandro per Confindustria, Bruno Palozzo per Coldiretti, Stefano Fabrizi di Confagricoltura, Tommaso Visco per Copagri, Dino Lucente Casartigiani, Renato Giancaterino della Cna, Michele Colangelo per la Cia, Fernando Di Fabrizio per Legacoop e Giordano Bruno per Polo Palm. Per tutti la priorità sentita è mantenere la fertilità del terreno, sviluppare vecchie e nuove linee di produzione, guardando alla redditività della filiera e al ricambio generazionale. Dal dibattito è arrivata anche lla proposta della conferenza nazionale delle aree protette.
Continuate così, bravi!