Mangiare bene, mangiare tutto, questo è il messaggio finale del confronto-evento organizzato dall’Istituto Alberghiero De Cecco di Pescara nel resort Villa Maria. Imago Corporis il tema scelto dall’Ipssar, un tema avvincente per l’affollatissima platea, percorso dalla scuola insieme ai suoi docenti e a due ospiti d’eccezione, il professor Marino Niola, antropologo dell’Università Benincasa di Napoli e alla Soprintendente abruzzese ai Beni Storici, artistici ed etnoantropologici, Lucia Arbace.
Un evento che ha ospitato un altro evento, a fine convegno, la proclamazione della cuoca eccellente da parte dell’Unione regionale cuochi, individuata in Bruna Sablone, il motore femminile di un ristorante di eccellenza, la Bandiera. Per un giorno il nome di suo marito Marcello Spadone è stato sullo sfondo, lei, l’interprete di una visione della cucina fatta di memoria, tradizione, dedizione, cura e futuro. Filosofia di famiglia a Civitella Casanova, dove oltre a Marcello e Bruna ci sono anche Mattia e Alessio, l’ultimo emozionatissimo ha ripreso la cerimonia puntando sulla madre il suo smartphone per non perdere un secondo della celebrazione. Andrea Di Felice, a capo della delegazione abruzzese Fic ha letto la motivazione facendo inno alla bellezza del cibo e incarnandola nell’esempio della Bandiera, “Un vessillo portato con onore da Bruna ogni giorno fuori e dentro l’Abruzzo. Scegliendo lei abbiamo voluto dare un messaggio di genere, perché l’eccellenza femminile che si trova dentro le cucine abruzzesi emerga e brilli”.
L’idea classica della mens sana in corpore sano deve vedersela con un concetto moderno dannosissimo e utilissimo al contempo, il concetto di dieta, intorno a cui si è concentrato il corpo della trattazione. Cominciando dalla storia, da come il cibo è stato vissuto sin dall’antichità, excursus affidato alla preside Alfredina Trivelli: “La parola dieta è sempre stata associata ad una forma di vita – ha sottolineato – Questo perché il binomio cibo-corpo ha da sempre influenzato la vita degli uomini. Ma bisogna andare a fondo al significato del termine e scoprirne le valenze. Dieta non sempre equivale a bellezza, cibo non sempre a salute. Trovare il giusto equilibrio fra bellezza del corpo, salute e qualità nei cibi è la sfida che deve interessare gli uomini”.
Un rapporto quotidiano, quello col cibo, durato nei secoli e irrisolto per secoli. Perché: Noi siamo quel che mangiamo – ha affermato il professor Niola – Il cibo ha un’altissima valenza simbolica, quindi sarebbe forse più giusto dire che noi mangiamo quello che siamo e siamo quello che non mangiamo. Perché la cultura moderna, abitudini di vita nuove, contemporanee basate su discutibili asserzioni, che spesso non hanno fondamenti nutrizionali, stanno creando generazioni che si cibano all’insegna del senza. Senza, zuccheri, senza grassi, senza carne, senza bistecche, senza latticini. E sono settori che hanno vita propria e non comunicano fra di loro: vegani, vegetariani e via dicendo. In pratica siamo di tutto tranne che onnivori e questo è un rischio: perché è proprio l’essere onnivoro che ha provocato l’evoluzione dell’uomo, il suo passaggio da uomo preistorico, bestiale, istintuale a homo sapiens”.
Essere onnivori. L’invito sollecitato da Niola viene sollecitato con la proiezione dedicata all’inventore della Dieta Mediterranea, quel Ancel Benjamin Keys, biologo e fisiologo statunitense adottato dal Cilento che visse oltre cento anni, mettendo in pratica un principio rivoluzionario scoperto in Italia e diventato patrimonio dell’umanità, la dieta mediterranea. Keys si trasferì in a Pioppi, un villaggio di pescatori del comune di Pollica, battezzò la località che ospitò la casa dove si trasferì con i suoi collaboratori Minnelea, un nome omaggio alla sua città, Minneapolis e alla polis greca di Elea. In Italia scoprì l’influsso del cibo mediterraneo sulla popolazione locale e lo adottò, cuoca in pectore, nella sua vita.
Invece oggi no, secondo Nioli il cibo diventa necessariamente simbolico, prima che utile, perché viene spesso vissuto come elemento catartico, si sceglie quello depurativo affidandogli una depurazione dell’anima, si considera la cucina una medicina, ma si finisce in patologie gravi, spesso letali, legate al cibo, come anoressia e ortoressia, ovvero l’attenzione maniaca alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche e a diventare faziosi, alimentarmente parlando: “Ora ci sono anche gli hezbollah del km zero – aggiunge Niola – ovvero quelli che non mangiano verdura che non sia colta entro 15 minuti dalla terra. Ma ci siamo mai chiesti come hanno fatto i nostri padri, nonni, avi, antenati preistorici a restare vivi? C’è stato un periodo in cui zucchero, burro, pane non venivano demonizzati e ci si ammalava molto meno di oggi, epoca in cui la sottrazione alimentare sta seminando disturbi, problemi e patologie”. Quindi, annullare tutte le conseguenze dell’amore per il cibo e tornare ad un rapporto “onnivoro”? “No, considerare – conclude – l’appetito alimentare come fame di vita, perché noi della vita abbiamo paura”.
L’alimentazione del senza si manifesta attraverso il colorato excursus sulle diete offerto da uno dei docenti dell’Ipssar, Roberto Casaccia, biologo nutrizionista: “Si parte dalla dieta scarsdale, per arrivare al dietifricio, un dentifricio in grado di inibire il senso di fame! Un excursus lungo, di rimedi e promesse spesso anche senza fondamenta, c’è anche la dieta dell’Omg (oh, my god come sono bella, incredibile ma vero, basata sul nulla), quelle in cui si mangia un quantitativo di calorie tanto basso da sfidare persino le alimentazioni razionate nei regimi totalitari. Nella classifica internazionale delle peggiori diete del mondo ci sono in primis : quelle brethariane (dieta del respiro, non si mangia), poi quella che distingue il biotipo umano (ne individua sei che mangiano cose diverse), poi la senza glutine che adottano i non celiaci (mangiano come se lo fossero convinti di averne benefici), l’alcoressia ovvero quella che abbassa le calorie solide per fare incetta di quelle da alcol (purtroppo molto diffusa fra i giovani), la Dukan, da anni nelle classifiche critiche. Possiamo parlare a lungo, scopriremo sempre che la migliore prospettiva è quella di un peso ragionevole, che non genera malattie, perché la magrezza e l’obesità sono invece, entrambe, un problema. Cambiare regime alimentare guardando anche al proprio stile di vita, inserire oltre all’educazione alimentare affidata a professionisti (medico biologo e fisiologo lo sono) anche un sano rapporto con l’attività fisica, sforzandosi a compiere quei 10mila passi che ci farebbero stare meglio. Mettere in pratica questi principi, magiare bene, idratarsi, muoversi tutti i giorni, ripeterlo per tutta la vita”.
Bello l’excursus artistico della soprintendente Arbace: partito da un appello. “Sono contro la demonizzazione del cibo nei musei – ha detto – ovunque mi reco per visitare delle gallerie o dei musei, trovo cibo ed eventi connessi all’arte culinaria. In Italia questo non accade, sarebbe bello cominciare a farlo accadere”. Poi l’excursus partito dalle opere abruzzesi recanti immagini di cibo, passante per l’ultima cena di Leonardo, per il ritratto del ricco Epulone, finito con Caravaggio in un cesto di frutta capace di accompagnare le immagini più evocative dei suoi dipinti. “Perché il cibo – conclude – ha sempre fatto parte della vita umana e dell’umana bellezza ed è questo il senso da recuperare”.