Territorio: è la parola d’ordine del 24esimo Carrature d’Ore, il concorso che ormai da un quarto di secolo mette insieme in cucina i migliori cuochi d’Abruzzo perché creino piatti capaci di raccontarlo. E territorio è stata anche la parola vincente dell’edizione 24, appena conclusa con il gala di rito celebrato nella sala del ristorante Michelangelo di Città Sant’Angelo dove alla conviviale hanno seduto tutti i partecipanti, la giuria, il popolo dell’Abruzzo che cucina, sperimenta e innova facendo grande l’enogastronomia regionale.
Tavoli a cui non c’erano posti riservati alle istituzioni: perché la forza del concorso è quella di non essere referenziale, anche se l’aiuto delle istituzioni a un comparto che sta reggendo le sorti dell’economia regionale in Italia e, diciamolo, nel mondo, non guasterebbe. Infatti Lu Carrature è farina del sacco dell’Unione cuochi abruzzesi, dell’Associazione provinciale cuochi pescaresi, dell’Ipssar De Cecco di Pescara, in sinergia, quest’anno, con la Camera di Commercio pescarese.
“La forza di questo concorso è cresciuta malgrado sia militante – spiega Lorenzo Pace al microfono del giornalista di Rete 8 Paolo Castignani, voce ufficiale della serata – La mancanza delle istituzioni non ci ha fermato, anzi ci motiva a far crescere ancora di più il concorso, perché reappresenta l’Abruzzo e la creatività, la forza di un comparto che ha qualcosa da dire soprattutto in un momento difficile come questo. Abbiamo avuto modo di vedere talento, creatività e tantissima attenzione al territorio, che era la sfida che avevamo lanciato come cuochi abruzzesi. Lo abbiamo fatto perché è ora che l’Abruzzo punti su se stesso e che i talenti della terra e quelli della cucina si sostengano a vicenda. Così si cresce, così è possibile mantenere la filiera”.
Età media dei partecipanti molto bassa, una giuria ineccepibile con gli chef Domenica Vagnarelli, Marcello Spadone, Giuseppe Tinari, Andrea Di Felice, nella veste anche di presidente dei cuochi abruzzesi e Michele Ottalevi, un vero e proprio campione di cucina, a capo anche della straordinaria brigata che ha animato il menu della serata (con Ottalevi, fra gli altri, c’erano anche Mario Rabottini e Cristian Di Tillio). “Questo concorso può crescere ancora – sottolinea il presidente della giuria Massimo Di Cintio, giornalista enogastronomico, fra i motori di questo mondo – siamo alla vigilia del 25esimo anno e ci sono già tante cose in cantiere per il 2015. Di sicuro Lu Carrature ha dimostrato che l’Abruzzo ha talento, ne ha tanto ed è capace di cogliere le sfide che l’enogastronomia presenta. Spero solo che questa vivacità venga colta dalle istituzioni, di cui tutti quanti auspichiamo una partecipazione più diretta per il futuro del concorso”.
E’ importante, perché questo concorso è una vetrina regionale eccezionale, l’unica. Non referenziale, abbiamo detto, ma nemmeno autoreferenziale, perché dà spazio a chi ha voglia di crescere, dandogli carta, anzi, scusate la forzatura, pentola bianca per trovare il modo di farlo. E i tanti riconoscimenti consegnati durante la serata lo hanno confermato.
Andiamo con ordine, ad aprire la rassegna delle premiazioni è stata la consegna dei piatti celebrativi a tutti i partecipanti, una sfilata anche abbastanza emozionante per gli chef che dal 15 marzo si sono messi all’opera nelle cucine dell’Alberghiero di Pescara a comporre i piatti scelti per gareggiare. Poi le tessere di amicizia, fra cui quella proprio alla preside dell’Ipssar la professoressa Alfredina Trivelli, per l’impegno all’interno della federazione dei cuochi che l’ha arruolata con una tessera ad hoc. E un riconoscimento della categoria a Giovanni Marrone della Taverna 58 di Pescara, roccaforte di gusto e territorio dalla fine degli anni ’80, un gran per pezzo di storia di sapori e di cucina tradizionale abruzzese.
E allora la rassegna dei premi. Sezione speciale per i ragazzi del progetto Terramé, finanziato dai fondi europei del programma Rest Abruzzo, che hanno partecipato con una selezione di 10 ragazzi, tre i premiati.
Allora: 1° Simone del Fra (Raviolini ripieni di stracciata con salsa di crostacei e carciofi croccanti). 2° Antonella D’Amico (Semisfere di confetto di Sulmona con pane al mosto cotto, crema di Aurum e coulis di lamponi). 3° Mania Mehrabi (Infuso di zafferano Dop dell’Aquila con ravioli di ventricina vastese e cipolla rossa in agrodolce).
Avvicinandosi al podio ecco le altre categorie di premi: Bucconotte d’ore a Ivan Florindi (Il Biroccio di Collecorvino) per il suo Cremoso alla crema di centerbe Toro con tegolina al pistacchio e biscotto morbido all’olio evo. Trofeo Alta professionalità ad Angelo Ranalli Monticelli (La Fornace di Colledara). Trofeo Unione cuochi abruzzesi per innovazione a Oscar Antonio Scarano. Trofeo De Victoris Medori a Maurizio Petrucci (Il Cerreto di Mosciano Sant’Angelo) per il suo Li granite ‘nghe la pnazatte e li cime di rape. Trofeo Consorzio tutela vini d’Abruzzo a Giovanni Modesto e Giacomo Intranuovo (L’isola felice di Silvi) per i Ravioli di borragine in brodo di mezzuline. Trofeo Centerba Toro a Aldo D’Ostilio (Via Veneto di Castelnuovo Vomano) per i Ravioli di gamberi e pannocchie dell’Adriatico con ortaggi al profumo di centerbe Toro.
E allora i primi tre: Carrature d’Ore ad Andrea Marchetti (Ristorante Salotto di Viné di Pescara) per Zuppetta tiepida dell’Adriatico su acqua di lamponi e cialda di solina.
Carrature d’Argente a Nick Biasella (La Fenice di Castel di Sangro) per Delizie di fiume e sapori di montagna.
Carrature di Bronze a Ayoub Talji (Degusto di Pescara) per Pallota cacio e ove in camicia d’orzo su crema di pecorino di atri e filetti di rucola selvatica. Il dado per il 2014 è tratto, la sfida al 2015, l’anno dell’Expò è subito cominciata.
Serata e piatti nella gallery che segue