Per arrivare alla tenuta Terzini si passa in mezzo ad un oliveto spettacolare. Olivi secolari, tronchi vissuti, corposi, piante basse ma dalla chioma folta, spiccano chiari mentre la notte abbraccia il paesaggio pedemontano di Tocco da Casauria. E’ un buio pesto, di quelli che solo la montagna può colorare, rotto dalla luna e da quel biancore quasi fluorescente che arriva dagli uliveti mentre l’automobile ci passa in mezzo.
La cantina sta nascendo. E’ viva nell’impresa di una famiglia che coltiva da generazioni la terra e raccoglie frutti sotto le viti, fra quegli oliveti, molti dei quali sono di proprietà, persino negli orti toccolani, dove negli anni diversi semi hanno germogliato per diventare ortofrutta, vino, olio, circa 20 ettari.
Da quattro anni, però, i Terzini hanno cominciato a guardare al futuro. Perché i due giovani virgulti, Domenico e Roberto amano la terra e hanno ereditato dal padre Aldo la voglia di tirarne fuori il meglio. Così i loro vini si sono aggiudicati spazio, premi e attenzione a livello nazionale, conquistando persino le platee più esclusive, quelle più prestigiose. L’ultima , il palcoscenico di Luca Maroni a Roma, dove l’azienda è stata premiata per le bollicine di trebbiano e cococciola, già note all’analista del vino più celebrato d’Italia, che gli ha conferito Premio Miglior Metodo Charmat Bianco: Annuario Dei Migliori Vini Italiani 2014.
“Glieli abbiamo fatti assaggiare e lui ci ha aperto le porte”, racconta Aldo Terzini durante una conviviale di degustazione dei loro vini, nata così, fra amici , nella nuova sala di degustazione messa a punto dallo staff. E’ una tavola allegra, per tirare il fiato sulle cose fatte e mettere in fila quella da fare, insieme ai motori dell’azienda, i giovani che ci lavorano dentro e l’enologo Vittorio Festa che è una delle ragioni di tanta spettacolare crescita. “Mi fido di lui – riprende Aldo sedendogli accanto – Non sono uno che mette briglie, ma quando ho visto che i miei figli potevano scrivere un bel futuro per l’azienda di famiglia, ho capito che dovevo fidarmi di chi poteva aiutarci. E questo è Festa: ha fatto tanto e tanto ancora ha da fare con noi”.
Ci si prepara al Vinitaly, dove arriveranno il Pecorino, il Trebbiano, il Cerasuolo Terzini, oltre a quello spumante che è tanto piaciuto a Maroni.
“Gli è piaciuto perché sa della nostra terra – sottolinea Aldo Terzini – Perché quella di Tocco è una terra particolare, dove per via del vento, della montagna, dell’esposizione, si verificano parametri speciali che rendono speciale anche il vino. Io lo sapevo, quando ho assaggiato le nuove creature ne sono stato felice”.
“La terra appartiene alla nostra famiglia da sempre – dice Domenico, il figlio maggiore – quando si è trattato di scegliere che fare non è stato difficile restituire alla terra quello che ci aveva dato: l’impegno e la passione per farla fruttare al meglio. Il vino è buono perché dentro siamo riusciti a metterci tutto questo e, forse, piace anche per questo”. Una operosa impresa familiare, ognuno con il suo compito, la sua competenza e un grande progetto: fare nella cantina un riferimento proprio per il territorio che vocato, storicamente, lo è. Infatti sulla tavola dei Terzini, oltre ai vini e a un olio odoroso e pieno di sapore ci sono anche salumi e formaggi del territorio, pasta fatta in casa, carni del circondario. “Il km zero noi lo facciamo da sempre! – spiega Roberto lodando la cucina della mamma Esperanza, brasiliana d’origine – E lo abbiamo scelto per il futuro. Quello che stiamo cercando di fare in questi anni è crescere al meglio senza presunzione: io assaggio gli altri vini, anche per migliorare i nostri, per capire quale funziona meglio e perché e come far funzionare gli altri. Ma quando ci dicono che sono buoni, è davvero una sensazione fantastica!”
Pare che il trebbiano non facciano in tempo a imbottigliarlo. Alcune scorte sono addirittura esaurite. “E’ la cosa stupefacente è che è successo tutto grazie al passaparola – racconta Domenico – gente che ci assaggiava ad una fiera poi a una manifestazione e ci veniva a cercare. In quattro anni abbiamo avuto un decollo emozionante. Anche perché la qualità c’è e possiamo solo migliorarla”.
Dietro quella qualità, c’è l’intuizione di Vittorio Festa, che ha inserito nel suo bagaglio anche la Cantina Terzini, fra le 25 che segue con la sua associazione: “La terra qui offre la base – dice – Ma questi vini sono portati allo stremo per rendere quello che hanno reso. E’ stato semplice fargli fare tanta strada in poco tempo, perché l’azienda li lascia liberi di esprimersi”. Carta bianca, fra le colline dove il vento detta legge e dove si può decidere quale sapore far prevalere nel vino che verrà. Le linee sono diverse, spiega lo staff Terzini pronto a partire per il Vinitaly: linea classica, gli spumanti, la linea dedicata all’eolico, la riserva, ognuna parla per sé e dà spazio all’altra, persino l’olio extravergine raccolto da sempre in famiglia si presenta come voce sola e coro, al contempo.
Il segreto? “La collina, il microclima, l’anima mezza abruzzese e mezza brasiliana che è la linfa di questa famiglia – conclude Aldo – Forse più di tutto è la passione per una terra che dovremmo ricominciare a trattare bene. Perché quando accade capita che restituisca il meglio di sé, come sta facendo con noi”.