Serata bella e dal sapore intenso quella al winebar Viné di piazza Salotto a Pescara, costruita intorno ai vini e allo zafferano di Vigna di More, l’azienda agricola di Tione degli Abruzzi da dove ha preso il volo il primo spumante metodo classico d’alta quota, il Santagiusta, realizzato con uve di Pinot e l’aiuto di uno staff che ha fatto di tutto per averlo, riuscendo persino a supplire alla mancanza di quattro mura dove spumantizzarlo.
Già, perché a Vigna di More non ci sono che zolle, rotte, dissodate, indagate una ad una dalle mani di Adriana Tronca, imprenditrice del vino e di tanto altro in arrivo dalla sua terra: quattro ettari, nel cuore Parco Sirente Velino. Se le chiedi qual è il sogno che vuole realizzare finisce che lo vedi prendere il corpo e la forma che non ha ancora nella realtà per quanto lo desidera: una cantina. Se le chiedi perché non l’ha ancora realizzata, le senti raccontare una storia che scorre sul crinale dell’incredibile, perché lei ha fatto davvero di tutto per costruirla, ma la
burocrazia ha lacci assurdi quando vuole. E nel caso di Vigna di More, i lacci sono stretti, ma non soffocano l’energia e i progetti di Adriana, che nel 2005 è tornata a Tione degli Abruzzi, il suo paese d’origine, per dedicarsi alla terra e zolla dopo zolla ha creato un’azienda che oggi produce a 800 metri di quota vitigni che crescono in Franciacorta, il luogo da cui è partita e dove vive ancora la sua famiglia.
Che ci faceva da Viné? Ha portato il suo vino e il suo zafferano per fare conoscere entrambi. Lo sta facendo in tanti posti, perché il frutto del suo lavoro possa diventare “famoso” quanto basta per avere chance come tutte le altre eccellenze abruzzesi. Perché eccellenza lo è.
A Tione non le fanno alzare nemmeno un prefabbricato di legno, né ristrutturare il casaletto storico dell’appezzamento, perché, dicono, il Prg lì è fermo. Così i suoi vini fermentano in quel di Loreto, nella Cantina di Marchesi De Cordano, sotto lo sguardo lungimirante dell’imprenditore Francesco D’Onofrio e del comune enologo, Vittorio Festa, il tecnico delle sfide impossibili. Festa ha firmato i più arditi vini del territorio frentano e pescarese, il Santagiusta e fra i tanti il primo spumante Doc classico 100%, 36 di Eredi Legonziano, e i vini della cantina Terzini di Tocco da Casauria, premiatissimi dalla kermesse dei Migliori vini d’Italia secondo Luca Maroni, quello dell’Annuario. “L’ho cercato io, l’ho invitato a venire a Tione e quando gli ho detto cosa avevo in mente e a che altezza avevo intenzione di ottenerlo mi ha guardato strano, ma ha detto solo un “vabbé, vediamo” – racconta Adriana Tronca ai commensali che le chiedono perché non abbia ancora una cantina – E quello che avevo in mente siamo riusciti ad ottenerlo, malgrado il terremoto e anche senza la cantina per cui sarei disposta a vendermi la casa in Franciacorta. Perché ci credo, perché è una scommessa che non è ancora del tutto vinta, ma è concreta, è realizzata, è alla portata di chi voglia conoscerne la qualità e investirci sopra”.
Così, in questi mesi, ha cercato di aprire tante finestre: non solo a Tione. Quella del Parco che l’ha accolta a braccia aperte, quelle della Regione dei “le faremo sapere”, del mondo del vino che l’ha premiata come rivelazione al Pescara Abruzzo Wine Festival l’autunno scorso, della stampa di settore che ha annusato i suoi Pinot e le sue bollicine, ma che non è ancora andata, come gli altri, a ficcare il naso fra quelle vigne recintate in mezzo al parco, abbracciate dal bosco e protette dalla fame dei cervi e della fauna selvatica che lì vive. Per festeggiare lo spumante stappato a dicembre dopo 12 mesi di fermentazione, una domenica lo ha anche offerto alla cittadinanza di Tione, ma l’ebbrezza è durata un brindisi e la realtà dell’azienda vinicola senza cantina è tornata subito dopo a coltivare quel sogno con cui abbiamo iniziato.
“Sarò al Vinitaly negli stand di chi mi aiuta a fare il vino – dice – spero che le etichette che abbiamo realizzato conquistino uno spazio capace di trasformarsi in valore e non più in potenziale. Per presentare i nostri prodotti ci stiamo autotassando da anni, abbiamo usato tutte le nostre risorse e tutta la famiglia, figli compresi, è al lavoro in azienda. Adesso, ad esempio, c’è una delle mie figlie che mi aiuta a potare, ha deciso di darsi anche lei alla terra, lo ha pensato quest’estate, forse mentre ci aiutava a seminare i bulbi di zafferano che è uno dei nostri migliori prodotti”. Ne produce di buonissimo secondo gli esperti, ma anche lì la burocrazia la confina: non può confezionarlo in loco perché non ha un luogo dove fare un laboratorio e non ce l’ha perché, come detto sopra, a Tione può alzare solo le foglie nella sua vigna. Pazzesco eh?
Ma la forza dei suoi sapori è viva lo stesso e lotta in mezzo a noi abruzzesi, animando i piatti a cui i vini si accompagnano o che lo zafferano, i cereali, le verdure che lei produce arricchiscono. Da Viné il menù studiato per la serata che coincide con il compleanno di Adriana Tronca, prevedeva Risotto al Vigna di More Bianco e Pistilli di Zafferano e Tagliatelle allo Zafferano con Vongole Veraci accompagnate dal Santagiusta Metodo classico brut Millesimato; per seguire con Branzino con carciofi croccanti e Topinambour annaffiato con il Bianco Vigna di More Igt 2010 e concludere con un Pambriacone con Gelato e Salsa allo Zafferano e parmigiano stagionato 36 mesi accoppiati al Lamata Rosso Pinot Nero 2011, uno dei tesori di Vigna di More.
Un sodalizio felice che però è ancora un’operazione di nicchia, quella di conquistare la scelta di locali rappresentativi in Abruzzo, in modo che i vini e la filosofia di vita sostenibile che appartiene ad Adriana Tronca e alla sua Vigna di More abbia spazio su un numero di tavoli sempre maggiori.
Lei lo avrà sicuramente desiderato alla fine della sua cena di complenanno-degustazione.
E’ quello che le auguriamo anche noi, perché la sua storia ci colpisce, la sua energia inaffondabile ci coinvolge e perché quel fazzoletto di terra che si apre a valle in mezzo ad uno dei boschi del Parco, nel territorio aquilano, possa essere un biglietto da visita eccellente della terra d’Abruzzo e della tenacia della sua gente.