Il maiale nero si prepara a tornare sulle tavole degli abruzzesi grazie ad un disciplinare messo a punto dall’Associazione Regionale Allevatori (ARA), in collaborazione con l’Associazione a tutela del maiale nero d’Abruzzo e con Slow Food. Se ne è discusso ieri nel corso di un dibattito organizzato presso l’Auditorio Petruzzi di Pescara dalle tre associazioni. Diventato quasi introvabile dopo l’avvento delle porcilaie industriali, il maiale nero, che un tempo popolava quasi tutte le fattorie abruzzesi, è tornato a vivere sui prati dei monti abruzzesi, su iniziativa di alcuni allevatori di Caramanico Terme. Oggi gli allevamenti sono diventati quasi una ventina e si trovano in diverse zone dell’Abruzzo.
“Il disciplinare che abbiamo messo a punto” ha spiegato Francesco Cortesi, direttore regionale dell’ARA “punta costruire una filiera più moderna con un manuale di tracciabilità. Bisogna fare in modo che la carne del maiale nero mantenga tutte le caratteristiche di qualità. Questo progetto coinvolge per ora un nucleo di allevatori, una ventina in tutto, che sono destinati a crescere. Lavoreremo poi anche sul piano commerciale inserendo qualche operatore locale”.
In prima linea nel progetto di recupero del maiale nero, Simone Angelucci, presidente dell’Associazione a tutela del maiale nero d’Abruzzo, che opera da due anni per riorganizzare a selezione e la diffusione dei capi. ” Territorio, qualità, sostenibilità, sono queste le tre parole d’ordine nella realizzazione di questo progetto che vede unite la nostra associazione, l’Ara e Slow Food ,che ci ha sempre sostenuto anche quando c’erano pochissimi allevatori e che ora ci accompagna nell’opera di promozione e informazione dei consumatori” sottolinea Angelucci .”Il disciplinare messo a punto prevede che i suini vengano allevati all’aperto, nei pascoli dei boschi abruzzesi e nutriti con prodotti della regione. Puntiamo su una filiera corta che garantisca la qualità del prodotto. Oggi la carne del maiale nero può essere acquistata solo da pochi macellai che hanno rapporti diretti con gli allevatori o gustata in alcuni ristoranti. La nostra sfida, invece, è quella di farla tornare sulle tavole degli abruzzesi perché è una carne più tenera e saporita rispetto a quella dei maiali tradizionali perché più ricca di grasso”.
Al dibattito di ieri hanno preso parte anche Raffaele Cavallo, presidente dello Slow Food Abruzzo e Molise e l’assessore regionale alle Politiche Agricole, Mauro Febbo.
Al termine dell’incontro è stato offerto un buffet con i salumi prodotti con carni di Suino Nero d’Abruzzo della Mascionara dei fratelli D’Alessio di Campotosto, allevatori di questa importante razza suina autoctona abruzzese.