Continuano a salire le bollicine italiane nei mercati internazionali, infatti stando ai primi dati Ovse sul 2013, sono volati tra i 285 ed i 295 milioni di tappi tricolore, con una crescita dei volumi dell’8%, vale a dire un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro (+13%)
Tra gli spumanti più venduti, sempre secondo i dati dell’Osservatorio diretto da Giampietro Comolli, l’Asti Docg, con una quota di mercato del 21,7%, ed il Prosecco Dop, di gran lunga il più conosciuto e bevuto, tanto da rappresentare il 62% delle esportazioni totali.
L’Europa è la piazza ideale dell’export di bollicine italiane, con 170-175 milioni di bottiglie, stappate sia nella tavola domestica che a quella del ristorante di turno, in Asia sono 56 milioni, il nord-centro America 45 milioni, il Sud America 20 milioni, ed il sud del Mediterraneo ed il Medio Oriente 10 milioni.
I consumi interni, tuttavia, continuano a regredire, un trend che si è affermato negli ultimi tre anni (-3,7%, ma l’horeca perde addirittura il 4,9%, mentre nella Gdo il valore dei consumi cresce dell’1%), arrivando a solo 146 milioni di bottiglie, di cui 5,6 milioni straniere, ma sempre meno Champagne, che perde il 16% delle vendite in Italia, complice il sorpasso italiano all’eterna concorrente francese, oltre alla produzione di ottimo spumante italiano capace di competere con le grandi etichette d’Oltralpe.
Qual è il segreto di cotanto successo fuori cortina? “E’ la diversificazione dei consumi – spiega Comolli – alla ricerca della novità, alla comunicazione interattiva, oltre al riconosciuto valore del brand Italia”. E diciamolo! Brand che ha coniugazioni territoriali davvero ottime (leggi il nostro pezzo sugli spumanti abruzzesi)