La povertà ha un prezzo altissimo in Italia. Perché colpisce 5 milioni di persone. Ed ha un costo sociale ed economico altissimo anche in Abruzzo, dove i poveri sono circa 38mila, in aumento progressivo del 4 per cento. Non sono stime, ma sono i numeri del Banco Alimentare emersi da un convegno sulle emergenze alimentari in Abruzzo e in Italia.
Le cifre sono da capogiro, soprattutto quelle abruzzesi. Perché aprono il coperchio di una realtà fatta di famiglie che si sono ritrovate sotto la soglia della povertà per perdita di lavoro, per calamità, per ragioni contingenti legate alla crisi. “Facciamo collette in oltre 10.000 città e rispondono oltre 130.000 persone, tutte volontarie per dare una mano a chi ne ha bisogno – dice Federico Bassi referente nazionale del Banco Alimentare nazionale – La popolazione che risponde è di oltre 5 milioni di italiani, come 5 sono i milioni di poveri che hanno bisogno del nostro aiuto per mangiare. Contro la crisi vogliamo provare a dare un contributo concreto: il 30 novembre fate la spesa anche per chi ha bisogno. L’anno scorso sono state raccolte 9.600 tonnellate di cibo che ha raggiunto circa 9.000 strutture addette alla distribuzione. Carità e gratuità sono leve che muovono il cuore di chi lo fa battere per gli altri. E’ un punto di vista diverso sulla nostra realtà”.
In Abruzzo le cose vanno peggio degli anni scorsi: “C’è stato un incremento del 4% di nuovi poveri – dice Luigi Nigliato, il responsabile regionale del Banco Alimentare – Il numero di assistiti arriva a 38.254, mentre sono 211 le strutture che ci danno una mano ad arrivare a chi ha bisogno. Nel 2014 finisce il programma europeo di aiuti alimentari, basato sul recupero delle eccedenze dell’agricoltura. Questo vuol dire che, a livello regionale, metà dei prodotti che annualmente il Banco Alimentare dona agli oltre 38 mila poveri abruzzesi non ci saranno più. E si tratta di cifre importanti: nel solo 2012, infatti, il Banco Alimentare dell’Abruzzo ha distribuito 1.647 tonnellate di alimenti (il calcolo del 2013 non e’ ancora possibile, non essendo terminato), di cui circa la meta’ provenienti proprio dall’Unione Europea. Non parliamo solo di stranieri, anzi, le famiglie italiane stanno aumentando e non si tratta di famiglie assuefatte all’indigenza, ci sono persone che hanno perduto il lavoro, che si sono trovate in situazioni calamitose e di difficoltà. L’area pescarese è la più “colpita” anche perché è la provincia più grande, ma anahce le province di Chieti e L’Aquila hanno problemi grandi. La colletta è una risposta concreta per affrontare l’emergenza alimentare anche da noi. Siamo alla 17° edizione, l’Abruzzo ha sempre risposto bene”. Servono soprattutto alimenti per bambini, prodotti che possano essere utilizzati per l’infanzia, che sono le cose più costose da affrontare. E poi quant’altro possa aggiungersi alla propria spesa per chi nel 2013 non può permettersela.