“Vogliamo difendere il nostro diritto a lavorare sulle spiagge, ed è per questo che siamo contrari a qualunque ipotesi speculativa di vendita delle spiagge abruzzesi”. Lo afferma Giuseppe Susi, presidente regionale di Fiba-Confesercenti, la principale associazione dei balneari abruzzesi, annunciando l’invio di una lettera a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo.
“Non abbiamo chiesto la vendita di spiagge o la sanatoria di abusi, e tantomeno la cementificazione – spiega Susi – ma solo la possibilità di alienare quelle porzioni di arenile che non sono più spiaggia in quanto già occupate da strutture pensate per fornire servizi balneari. Nulla a che fare, dunque, con privatizzazioni e via dicendo. Piuttosto – sottolinea il presidente dei balneari – denunciamo con forza che dopo anni di battaglie, la categoria è allo stremo delle forze, la politica non trova il coraggio di dare risposte adeguate, le promesse si rincorrono ma i fatti dicono che nulla è stato ancora fatto per salvare 800 imprese abruzzesi sane che danno lavoro, in alta stagione, anche a 5 mila persone. Il diritto di queste imprese a lavorare va tutelato: per questa ragione chiediamo a tutti i parlamentari abruzzesi di farsi carico della nostra battaglia, di condividerla e portare a casa risultati tangibili per la nostra economia. Si facciano carico delle nostre posizioni: ribadiamo la nostra disponibilita’, espressa da lungo tempo e in ogni sede, a rivedere i meccanismi di calcolo dei canoni per renderli piu’ equi e precisiamo che il canone demaniale costituisce solo una parte del trattamento fiscale complessivo riservato alle nostre imprese che, tra l’altro, comprende l’Iva al 22 per cento invece che al 10 per cento come per tutte le altre imprese turistiche, l’Imu che siamo gli unici a dover pagare anche se affittuari e non proprietari, la Tares che viene calcolata sull’intera superficie oggetto di concessione, fino alla battigia. Altro che ‘potente lobby di privilegiati’: conferiamo allo Stato cio’ che ci viene chiesto e non si tratta di cespiti irrilevanti per attivita’ prettamente stagionali. Le 800 piccole imprese abruzzesi – stabilimenti balneari ma anche alberghi, ristoranti, discoteche, campeggi e altro ancora – meritano rispetto e considerazione e non demagogiche prese di posizione pregiudiziali. Per la sopravvivenza di questo settore chiediamo ai parlamentari abruzzesi un sereno esame delle proposte, tese a far uscire il comparto da anni di strumentali incertezze che hanno causato il blocco degli investimenti, falcidiato le imprese e reso precaria un’attività che, come ogni altra, ha il diritto di guardare con serenita’ al proprio futuro”.