Consumatori sfiduciati. Lo dice l’Istat e come si fa a non comprenderli? A ottobre l’indice calcolato dall’Istat diminuisce a 97,3 da 100,8 del mese di settembre. Il peggioramento, diffuso a tutte le componenti, è particolarmente marcato per quella economica, che passa da 99,3 a 93,2, e per quella corrente che scende da 102,6 a 96,1. In deciso calo risulta l’indicatore riferito al quadro personale, che passa da 102,4 a 98,1, mentre quello della componente futura diminuisce piu’ lievemente passando da 100,3 a 98,6.
Sfiduciati e pessimisti, perché i dati rilevano che peggiorano sia i giudizi sia le attese sulla situazione economica del Paese (il saldo passa, rispettivamente, da -110 a -129 e da -11 a -14). In peggioramento risultano inoltre le aspettative sulla disoccupazione (da 68 a 71 il saldo). Le famiglie non credono nella rinascita e vedono peggiorare la propria situazione economica (i saldi passano rispettivamente da -58 a -64 e da -11 a -18). Il saldo dei giudizi sul bilancio familiare diminuisce a -22 da -18. Le opinioni sulle opportunità attuali e sulle possibilità future di risparmio sono valutate in diminuzione: i rispettivi saldi passano da 140 a 134 per le prime e da -48 a -59 per le seconde. Le valutazioni sull’opportunità di acquisto di beni durevoli mostrano un peggiormento, con il relativo saldo che passa a -90 da -79.
Il saldo dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo è in aumento (da 46 a 54). Le valutazioni sull’evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indicano un forte aumento della dinamica inflazionistica (il saldo passa da -5 a 37). A livello territoriale, la fiducia peggiora in tutte le ripartizioni.
“Come previsto qualche giorno fa dall’indicatore Censis-Confcommercio, la fiducia delle famiglie torna a calare all’inizio di ottobre. Difficile non identificare la causa di questo fenomeno nell’incremento dell’Iva. Non è tanto il provvedimento puntuale ad avere abbassato le aspettative delle famiglie quanto il fatto che esso segna un’inversione di tendenza rispetto alla strategia del contenimento della pressione fiscale perseguita dal Governo durante i mesi estivi”. Questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio ai dati sulla fiducia delle famiglie diffusi oggi dall’Istat.
Infatti, dice l’associazione di categoria in una nota diramata a livello nazionale “il rinvio dell’aumento della stessa Iva che sarebbe dovuta crescere il primo di luglio e la cancellazione della prima rata dell’Imu, assieme alla politica di accelerazione dei pagamenti della P.A., avevano migliorato il capitale fiduciario. Con il provvedimento del primo ottobre questo sembra largamente svanito e, infatti, l’indicatore della fiducia e’ tornato sotto i livelli di luglio scorso, come certifica oggi l’Istat. Questa vicenda dovrebbe mettere in guardia i decisori pubblici sul pericolo connesso a qualsiasi provvedimento che vada in direzione opposta a quella della riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese, ormai incompatibile con qualsiasi ipotesi di crescita e sviluppo”.