L’idea c’è: rendere più popolare e sociale la diffusione dell’agricoltura fra persone che hanno tempo e voglia di dedicarvisi. A livello nazionale funziona, l’Alpa, Associazione di Lavoratori e Produttori dell’Agroalimentare esiste da tempo e si occupa di lavoratori dipendenti e dei pensionati che integrano il reddito con un’attività agricola autonoma, oltre a seguire l’erogazione di servizi agricoli a chi ne chiede. A livello regionale, invece, l’Alpa si presenta con un congresso, svoltosi a Pescara, che mette le prime pietre di tutto ciò che si può fare in questo ambito. Soprattutto a livello sociale.
Alla tavola rotonda Tonino Terenzi Coordinatore Alpa, Gianni Di Cesare, segretario regionale Cgil di cui l’associazione è emanazione, ospiti Donatantoniuo De Falcis, direttore generale del Polo Agroalimentare, la professoressa Luisa Mango, docente di Terapia Occupazionale dell’Università d’Annunzio, Conclusioni affidate ad Antonio Carbone, presidente Alpa nazionale.
A presentare scopi e obiettivi dell’associazione a livello regionale, il suo presidente, Franco Leone, già segretario Cgil e Spi: “Abbiamo l’obiettivo di essere un punto di riferimento per diverse centinaia di persone – dice – stiamo nascendo adesso, ma abbiamo intenzione di radicarci al territorio e raggiungere i sogetti che rientrano nel profilo tipo Alpa. Dunque lavoratori che hanno tempo da dedicare all’agricoltura e che storicamente lo fanno, contribuendo a mandare avanti realtà familiari che sono quelle che stanno reagendo alla crisi”.
Tanti i temi al fuoco della discussione: la sostenibilità, la sicurezza alimentare, la qualità della dieta, meglio se mediterranea,il km zero e un nuovo modo di concepire acquisti e relazioni con la terra e poi i grandi temi, come la Politica Agricola Comunitaria. “La terra è il punto di ripartenza – dice Leone – va sottratta a chi la usa in modo illegale e consegnata nelle mani di chi è davvero in grado di farla fruttare. Attraverso iniziative come la banca della terra, attraverso politiche capaci di mettere in rete fra di loro gli agricoltori attivi, che sono piccoli, vivono fianco a fianco e nemmeno si conoscono. Ci interessa, infine, restituire all’agricoltura un valore aggiunto importante, che è quello sociale, l’importanza degli orti, la possibilità che gli orti sociali siano un impegno che combatte emarginazione e solitudine degli anziani, infatti ne vorremmo proporre la nascita anche nelle residenze assistenziali dedicate. Insomma, le idee sono tante, le cose da fare idem, noi abbiamo cominciato con la speranza di crescere presto per essere il braccio operativo di quei cittadini medi che devono lavorare per vivere e che soprattutto lo fanno”.