Il sisma è costato 20 milioni di euro al comparto agricolo aquilano, lo dice il rapporto Censis Cia, riportato di seguito, che a L’Aquila ha aperto la settima Festa Nazionale dell’Agricoltura. Una cifra e dei dati che hanno sconvolto anche il ministro allo Sviluppo territoriale Flavio Zanonato, presente al convegno nella chiesa di San Giuseppe de Minimi, nel centro storico cittadino, che ha commentato così la fotografia statistica del documento: “Ascoltando e conoscendo i dati economici riferiti agli effetti di un terremoto sul territorio, vedo che abbiamo sottovalutato la portata di questo terremoto, non l’abbiamo considerato in modo completo – ha esordito – Credo che vada pensato un supporto non solo alla popolazione colpita, ma anche un sostegno economico ai settori colpiti. L’agricoltura in questi anni è riuscita a crescere, a rendere l’innovazione qualcosa di straordinario è un elemento che va in direzione inversa rispetto ad attività industriali che hanno sofferto. Qui, invece, con il sisma è successo l’inverso, è accaduto che si è fermata. Dobbiamo mettere meglio a fuoco un elemento così drammatico che forse non è stato colto con la sua drammaticità. E’ questa una cosa che porto al Governo con la mia partecipazione.La maggiore difficoltà sta nei finanziamenti, la burocrazia, è indispensabile dare ai settori sofferenti occasione di crescere e ripartire. Il lavoro che dobbiamo fare è andare nei singoli punti dove ci sono le difficoltà, smontare dei pezzi e sanare il problema”.
Poco prima del sincero “outing” governativo, le dichiarazioni ufficiali di apertura. “Avremmo voluto celebrare la Festa Nazionale dell’Agricoltura interamente qui a L’Aquila, ma non è stato possibile per via delle vicissitudini organizzative di cui la nostra manifestazione necessita. Purtroppo”. Giuseppe Politi guarda il centro storico fermo dell’Aquila e confessa il suo rammarico: “E’ un peccato che questa città sia in queste condizioni. Per la Confederazione Nazionale Agricoltori la Festa Nazionale in Abruzzo è importante – dice – L’abbiamo pensata in modo da coinvolgere l’Aquila, cominciando da qui, perché ci fosse la nostra testimonianza nella rinascita post terremoto. Abbiamo il cuore qui e il corpo a Teramo della manifestazione che è biennale e che arriva ora in Abruzzo, perché parta un segnale forte di attenzione e coraggio verso il Governo a sostenere un settore che sta sostenendo l’economia italiana, ma che soffre tantissimo, specie nei territori colpiti, come l’Abruzzo, da un sisma così devastante”.
Il centro storico non vive. Gli edifici sono tutti ancora picchettati, imbracati, puntellati. Fra i vicoli storici regna il silenzio e dagli angoli, all’improvviso, spuntano testimonianze, ricordi, fotografie di persone, case, ricordi portati via dal 6 aprile del 2009. La Chiesetta di San Giuseppe de Minimi, sede della conferenza stampa di presentazione della Festa e del convegno di inizio, è pienissima. E’ stata restaurata, ma conserva, all’interno, i segni della ferita subita. E’ a un passo dal Duomo, dalla piazza che ha fatto da baricentro di una vita che L’Aquila sta cercando, tenacemente, di riavere indietro, meglio, di riavere avanti, nuova. Dalla piazza mentre il convegno parte arriva il ministro allo Sviluppo Territoriale Flavio Zanonato, ai microfoni concederà spazio in seguito, entra nella chiesa per ascoltare la relazione di Ester Dini, studiosa del Censis che per la Cia ha redatto uno studio sulle economie dei territori colpiti dal terremoto: è il fulcro della presentazione e non porta buone notizie (lo studio è riportato di seguito), in sintesi dice che quelle economie, quella abruzzese compresa, non funzionano, soffrono, non si riprendono, non ripartono, soffocate, per non dire “strozzate” da una burocrazia e un immobilismo paralizzanti, vanamente.
“La situazione è drammatica, lo so – il ministro esce dalla chiesetta e dichiara alla stampa – l’agricoltura attraversa un momento difficile e quella dei territori particolari perché colpiti dal sisma dovrebbe avere un’attenzione diversa che consenta di ripartire. Mi confronterò con il ministro all’Agricoltura Nunzia De Girolamo per studiare iniziative comuni che possano essere utili e risolutive – promette e a chi gli chiede se il governo reggerà, o se L’Aquila e l’Abruzzo corrono il rischio di dover aspettare ancora, risponde con una citazione – non è importante quello che si promette di fare, ma ciò che si può fare”. Nel suo intervento la sincerità è quasi disarmante:
Il presidente della Cia Abruzzo, Domenico Falcone, sorride un po’ di più a mano a mano che la chiesetta si riempie: “Sono davvero onorato di avere tanta gente a questa prima abruzzese della Festa che è l’evento biennale della nostra associazione e che ha un’importanza grande, perché quattro anni fa abbiamo proposto al presidente Politi di fare qualcosa di concreto per il nostro territorio colpito dal sisma. Saremo anche a Teramo, ma il nostro cuore resta qui a L’Aquila, dove speriamo di lasciare un messaggio forte per il Governo e sulla ricostruzione, quello di sostenere e puntare sull’agricoltura, affinché diventi davvero la leva di rinascita del nostro Paese”.
Una leva di tendenza, dicono le statistiche, quelle preferenze scolastiche e universitarie delle ultime generazioni abruzzesi e italiane. Una leva solida, perché malgrado la burocrazia paralizzante, malgrado le lungaggini, malgrado la crisi, alcune aziende sono rimaste, sono andate avanti, hanno passato il testimone ai figli, come hanno raccontato molte imprese aquilane al microfono del convegno, senza frenare rabbia e commozione. Ma non è possibile, dopo aver scritto passato e presente, scrivere anche il futuro da soli.
Soprattutto se il futuro deve partire da una situazione come questa: “Questo settore non può continuare a tacere un taglio di finanziamenti dell’80 per cento – dice l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo – se dovesse andare avanti come va oggi nella prossima Finanziaria, rischiamo di mettere in ginocchio un intero settore agricolo, zootecnico. Sono certo che il Ministro sia in grado di ascoltare e comprendere che le Regioni si trovano di fronte a nuova programmazione fino al 2020 se i tagli continueranno non saremo in grado di mettere la nostra quota per il piano di Sviluppo rurale”.
Ecco una sintesi del rapporto Cia-Censis che riportiamo di seguito. Nel pomeriggio la Festa inaugurerà la piazza di Teramo con una sfilata storica dei trattori, l’apertura degli stand e l’avvio delle presentazioni delle 10mila tipicità italiane che saranno in mostra negli stand e di cui vi racconteremo in questi giorni. (il programma completo).
Il rapporto.
[box_light]L’agricoltura è il settore più penalizzato nei territori colpiti dai terremoti
20 milioni di euro di danni dopo il sisma dell’Aquila, 2,4 miliardi nel terremoto dell’Emilia. E la burocrazia può essere un ostacolo alla ripresa.
Negli ultimi trent’anni, tra il 1982 e il 2010, in Italia si è perso il 18,8% della superficie agricola. Ma nelle aree colpite da terremoti il fenomeno è stato più accentuato. Tra i comuni disastrati del Friuli (terremoto nel 1976) si è perso nello stesso periodo il 42,9% e in Irpinia (terremoto nel 1980) la superficie agricola è diminuita di un quarto (-24,9%). Quello che sembrerebbe il settore per sua natura più al riparo dagli effetti di un sisma -i danni arrecati a terreni, piante, colture, appaiono meno rilevanti di quelli ai fabbricati ad uso imprenditoriale o civile- risulta, nel lungo periodo, il settore più penalizzato, con l’abbandono delle attività agricole nei territori interessati. Le attività imprenditoriali nel settore agricolo sono diminuite del 78,8% nei comuni colpiti dal terremoto del Friuli (la riduzione a livello nazionale è stata del 48,3%) e del 45,3% in quelli irpini.
È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis per la Cia (Confederazione italiana agricoltori) sullo stato delle economie e delle agricolture nelle aree del Paese colpite dai terremoti dagli anni ’80 a oggi, presentata questa mattina a L’Aquila.
Anche nel terremoto dell’Umbria e delle Marche (1997) è l’agricoltura il settore più penalizzato. Tra il 2000 e il 2010 la superficie agricola utilizzata si è ridotta di un terzo, in linea con la tendenza nazionale (-32% a fronte di una riduzione media del 32,4%), ma le imprese sono diminuite nel decennio dell’8,5% nei comuni più danneggiati dal terremoto: un dato molto superiore a quello medio italiano (-2,5%).
Diversi sono i fattori che possono spiegare questo fenomeno. Da un lato l’impulso economico generato dalle attività di ricostruzione accelera i processi di sostituzione tra attività primarie e secondarie-terziarie, spostando forza lavoro verso settori, come l’edilizia, fortemente incentivati dall’economia post-terremoto. Dall’altro lato pesa anche la maggiore longevità dei conduttori delle imprese agricole rispetto alle aziende dell’industria e dei servizi, che può spingere più facilmente all’abbandono dell’attività a seguito di un evento così traumatico come un sisma.
Non va poi trascurato che nella scala delle emergenze, che determinano le priorità di intervento nella fase successiva all’evento, solo in rarissimi casi l’agricoltura si trova ai primi posti. Ciò determina un ritardo nel ripristino delle condizioni di impresa che in alcuni settori -soprattutto quello zootecnico e agroalimentare- possono risultare determinanti per la sopravvivenza di molte aziende.
Anche nel terremoto dell’Aquila (2009) il sisma ha impattato su un territorio ad agricoltura diffusa e poco strutturata: con poco più di 2mila imprese e 3.500 occupati, i danni prodotti al settore sono stati quantificati in circa 20 milioni di euro.
Diversa è invece la situazione nel territorio sconvolto dal terremoto della Pianura padano emiliana del maggio 2012, dove i settori agricolo e agroalimentare sono quelli di punta dell’economia locale. Con una superficie agricola di quasi 220mila ettari (il 72,7% di quella agricola totale), quasi 13mila imprese e 58mila occupati, per un valore aggiunto prodotto dalle province coinvolte dal sisma di 2 miliardi e 372 milioni di euro (l’8,4% di quello totale italiano), il terremoto ha prodotto danni diretti e indiretti per un valore di circa 2,4 miliardi di euro.
A distanza di pochi anni, in entrambi i casi l’agricoltura risulta fortemente penalizzata. Se la ricostruzione nei 57 comuni aquilani terremotati è ormai avviata e si intravedono i segnali di ritorno alla vita, con un incremento significativo del numero di imprese (350 nuove imprese, con un incremento del 3,1% tra il 2009 e il 2012) e dell’occupazione (il numero degli occupati è passato da poco più di 111mila nel 2009 a 123mila nel 2012, con un incremento complessivo della forza lavoro dell’11%), l’agricoltura stenta a trovare la via della rinascita. La riduzione del numero degli occupati (-29,4% di occupazione persa nel settore a livello provinciale tra il 2009 e il 2012) dimostra che il comparto oggi incontra forti difficoltà a intercettare i segnali di vitalità che stanno invece interessando le altre economie cittadine. Particolarmente colpita è la zootecnia, che ha visto ridursi del 10,7% il numero delle imprese, anche se nell’ultimo anno si registra una tendenza di segno opposto (+6,1% tra il secondo trimestre 2012 e il secondo trimestre 2013).
La burocrazia può essere un ostacolo alla ripresa, perché non è indifferente il ritardo con cui si è provveduto a sostenere l’impresa agricola. Il principale strumento di sostegno all’agricoltura (la misura 126 del Piano di sviluppo rurale), che prevedeva uno stanziamento di 4,3 milioni di euro, estremamente contenuto rispetto all’ammontare dei danni (20 milioni di euro), è diventato operativo solo nel novembre 2010, con la pubblicazione dei primi bandi, quindi un anno e mezzo dopo l’evento sismico. Peraltro, delle 57 domande presentate dagli agricoltori dell’area, solo 16 sono state approvate e finanziate; per altre 18, pur dichiarate ammissibili, non sono stati reperiti i finanziamenti necessari, mentre 23 domande sono state dichiarate inammissibili per carenze formali. Solo a distanza di quasi due anni, e a ormai tre anni e due mesi dall’evento sismico, è stato aperto un nuovo bando pubblico che, a valere sulla stessa misura, ha messo a disposizione per gli agricoltori e gli allevatori ulteriori 8,6 milioni di euro. A luglio 2013 sono state approvate le graduatorie, secondo le quali sono state ammesse al finanziamento 51 domande, tra cui le 18 già giudicate ammissibili dal precedente bando, ma non finanziabili. Complessivamente i fondi erogati per il ripristino delle attività agricole sono stati circa 12 milioni di euro.
Questi sono i principali risultati della ricerca «L’agricoltura, l’economia, la società nelle aree colpite dai terremoti in Italia», realizzata dal Censis per la Cia (Confederazione italiana agricoltori), che è stata presentata oggi a L’Aquila nell’ambito della Festa nazionale dell’agricoltura da Ester Dini, responsabile del Settore lavoro e rappresentanze del Censis, e commentata tra gli altri da Domenico Falcone, presidente Cia Abruzzo, Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, Filippo Rubei, presidente Cia L’Aquila, Giuseppe Politi, presidente nazionale Cia, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico.[/box_light]