Un’estate, la seconda, senza partenze, quella della banchina turistica del porto commerciale di Pescara. Due anni senza arrivi, quelli della banchina commerciale del porto, a causa dei fondali troppo bassi, di un futuro che non decolla, della chiusura e del tracollo delle attività imprenditoriali che per anni, invece, hanno fatto crescere la struttura. A stento sono uscite ed entrate solo le barche dei pescatori, che per avere ascolto e fondi a ristoro dei danni derivati dall’inattività hanno fatto di tutto e ottenuto. Contrariamente agli operatori economici e imprenditoriali del porto, che dopo una conferenza stampa per denunciare lo stato di crisi derivante dalla mancanza di prospettive, la primavera scorsa, ora ridiscendono sul fronte del porto con questa nota che riceviamo e pubblichiamo.
Continua nella piena indifferenza istituzionale l’agonia del porto commerciale di Pescara. A più di due anni dall’ultimo approdo di una nave cargo e dall’assurdo addio ai collegamenti con la Croazia, per gli operatori commerciali dello scalo è ancora tutto fermo. Nessun provvedimento teso a risollevare le sorti di un’economia che ha una storia e un peso nella vita del territorio, non solo pescarese; nessun rimedio alle perdite che decine di realtà imprenditoriali, già provate dalla lenta fine del porto, hanno dovuto fronteggiare in piena solitudine; nessun interesse a dare un futuro turistico e commerciale a un’infrastruttura tanto strategica quanto abbandonata dalla politica.
Gli operatori portuali di Pescara tornano a denunciare con forza l’indifferenza e l’incapacità che gli enti responsabili di tali questioni (Provveditorato alle Opere Pubbliche di Roma, Regione Abruzzo, Provincia e Comune di Pescara) stanno dimostrano in un momento in cui il rilancio della struttura portuale potrebbe dare una forte spinta propulsiva all’economia locale, in grande difficoltà. Invece: le principali questioni che potrebbero offrire una speranza concreta alla ripresa o alla sopravvivenza di tante aziende, restano tutte clamorosamente ferme e indefinite:
- Dragaggio della darsena commerciale: a 7 anni dall’ultimo e unico dragaggio, non si conoscono ancora né la profondità effettiva del fondale che si intende ottenere, né i tempi necessari. Eppure gli operatori hanno più volte dichiarato che se non si scava fino a 6,5 metri non sarà possibile alcun tipo di traffico.
- Indennizzi agli operatori: a più di due mesi dalla scadenza del bando regionale che ha assegnato agli operatori la miseria di 300mila euro di aiuto compensativo, non si sa ancora quando verranno erogate queste risorse, né se saranno integrate con fondi di altri enti, che pure sono stati interpellati. Gli stessi enti intervenuti più volte in favore della marineria e che quindi, almeno per equità, sarebbero tenuti a considerare anche i danni subiti dalle imprese portuali, che ad oggi sono assediate da Equitalia e Soget come le altre, per somme che i due anni di inattività hanno reso impossibile pagare.
- Piano Regolatore Portuale: mentre altri porti vicini e con storie più recenti guadagnano risorse per il futuro, quello di Pescara vede il suo fondamentale strumento programmatorio misteriosamente sparire nei meandri della procedura di VAS in Regione, che lo blocca da un anno. Questa paralisi rende di fatto inutili anche i fondi individuati nell’ambito dell’Intesa Governo-Regione sulle infrastrutture (20 milioni di euro per la deviazione in mare aperto della foce fluviale). Eppure, il soggetto proponente, cioè il Comune di Pescara e il suo Assessore-fantasma con delega al Porto, non operano alcun sollecito verso la Regione, la quale, attraverso un cavillo burocratico, tiene strumentalmente fermo il Piano Regolatore Portuale e la vita presente e futura del porto. Tutto ciò è tanto più grave se si pensa che l’emanazione del decreto di VAS consentirebbe di avviare la fase finale di approvazione del Piano e l’entrata in vigore nel giro di pochi mesi.
Non è facile capire che disegno ci sia dietro tanta inerzia e incompetenza. Ma è chiaro che il porto e i suoi operatori vanno verso un’inesorabile agonia che riporta la città indietro di secoli e trascina la regione verso un livello di sviluppo mai toccato prima.
Gli operatori commerciali del porto di Pescara